La fuga degli avvocati

È stato recentemente pubblicato il report sull’avvocatura stilato dalla Cassa Forense in collaborazione con Censis.

Il dato che emerge con maggiore clamore è rappresentato dal drastico calo del numero degli iscritti che, per la prima volta da quando viene stilato il report, diminuisce di ben 3.200 unità, e ciò anche in ragione della cancellazione dall’albo di 6.000 colleghe che ha generato un saldo negativo, tra nuove iscrizioni e cancellazioni, pari a circa 1.600 iscritti.

Nell’attuale scenario, quindi, se rapportato alla popolazione italiana il dato degli iscritti attivi è di 4,1 avvocati ogni 1.000 abitanti, mentre la distribuzione per genere vede una leggera prevalenza maschile con il 52,3% sul totale.

In termini assoluti sono 126.000 gli avvocati uomini e 115.000 le donne per un totale complessivo pari a 241.830, ossia -3.200 rispetto al 2020. Dinanzi a questo dato le reazioni sono di duplice natura: secondo alcuni tale diminuzione è da interpretare come una circostanza positiva in considerazione dell’elevato numero degli avvocati presenti in Italia che falsa il mercato e svilisce la professione; secondo altri, invece, è un campanello d’allarme perché la disaffezione delle nuove generazioni all’avvocatura e la cancellazione dall’albo degli iscritti si sostanzia in una crisi, anche sociale, dei professionisti che taglia fuori i più deboli ed i meno strutturati a vantaggio dei grandi studi.

In verità, il dato più preoccupante è la netta difficoltà nell’esercizio della professione che riguarda le colleghe che ha comportato la cancellazione dell’albo per il 6% di loro nel 2021. Ciò che conforta, tuttavia, è che il peso delle donne sul totale degli iscritti è inversamente correlato all’età anagrafica, con una maggiore presenza femminile in tutte le classi d’età inferiori ai 55 anni: fatto 100 il totale degli avvocati con un’età inferiore ai 35 anni, il 59,1% è rappresentato da donne.

La percentuale si riduce al 56,2% nella classe 35-44 anni e al 51,0% in quella successiva (45-54 anni), fino a diventare ampiamente minoritaria fra gli avvocati con oltre 54 anni (35,0%). La maggiore presenza di donne avvocato tra i più giovani, trova un riflesso immediato nella distribuzione degli iscritti per classe di anzianità nella professione. Se il 36,4% sul totale esercita la professione da meno di 10 anni, la percentuale sale al 41,6% nel caso delle donne, mentre per gli uomini la soglia si colloca al 31,3%.

Con riferimento al fatturato emerge che il 28,4% degli intervistati (circa 30.000 avvocati) ha definito molto critica la situazione, con scarsità di lavoro e caratterizzata da un generale senso di incertezza.

Accanto a ciò, circa 1/3 degli avvocati definisce la situazione abbastanza critica, sebbene ci siano margini per superare le difficoltà (32,8%). Stabile e in continuità con il 2020, invece, la situazione per il 24,5%, mentre 14 avvocati su 100 rappresentano la quota di chi ha visto migliorare la propria condizione rispetto all’anno precedente.

Infine, un ulteriore ambito molto interessante affrontato dal report riguarda le prospettive future, nella cui sezione si legge che 1/3 degli avvocati (32,8%) sta seriamente valutando di cambiare lavoro; le motivazioni risiedono nei costi eccessivi che l’attività comporta e nel ridotto riscontro economico (63,7%), calo della clientela (13,8%), decisione di cambiare attività (10,7%) o nella scelta di andare in pensione (6,1%).

Autore: Gianluigi Fino – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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