Quando persino il Pubblico Impiego, solitamente noto per procedure di gestione del personale vecchie e paludate, si affaccia alla possibilità di lavorare su 4 giorni, è il caso di dare uno sguardo a questa novità.
Partiamo appunto dal rinnovo del CCNL comparto Funzioni Centrali, che è stato da poco sottoscritto da non tutte le OO.SS (CGIL e UIL non hanno firmato), che sa da un lato non recupera neanche lontanamente il potere d’acquisto del personale del comparto pubblico (6% di aumento contro il 17% di inflazione nel triennio di riferimento 2022-24), posta una novità che sa di aria nuova, la settimana lavorabile su 4 giorni.
L’obiettivo è quello di compensare la veramente bassa attrattività del vecchio “posto pubblico” (di questi giorni la notizia dell’esodo di dipendenti pubblici da Milano, città notoriamente cara e divenuta insostenibile per il personale delle pubbliche amministrazioni e delle amministrazioni locali), con istituti con consentano una maggiore compensazione con le esigenze private del personale, magari pendolare, o addirittura, fenomeno diffuso, pendolare di lunga gittata, nel senso che pur prestando servizio in sedi ed uffici del Nord Italia, continua ad avere come centro di interessi la città di origine al Sud.
La settimana corta ha avuto in passato altra funzione, altra notizia di attualità è la crisi dell’automotive con in testa la Volkswagen che minaccia chiusure di stabilimenti, ma, corsi e ricorsi, non siamo di fronte ad una novità, in quanto anche nei primi anni ’90 l’azienda tedesca affrontò una pesante crisi produttiva e di competitività e la risolse appunto con la settimana lavorativa su 4 giorni (28,8 ore) che salvò il posto a 30.000 dipendenti. Ma i tempi non erano maturi e non appesa passò la “buriana” si ritornò a 35 ore settimanali.
Oggi la necessità della settimana corta non è più quella di risolvere uno stato di crisi (ricordiamo che in Italia esiste comunque l’ammortizzatore sociale della solidarietà che risponde a questa esigenza), ma appunto di consentire una maggiore conciliazione tra tempi di vita e di lavoro e, per esempio è il caso di banca Intesa, tra i primi anch’essa a istituzionalizzare la settimana di 4 giorni per 9 ore, anche di operare un allungamento dell’apertura degli sportelli al pubblico.
Nel Pubblico Impiego effettivamente una chiave di lettura potrebbe essere effettivamente un allargamento delle fasce di orario di servizio al pubblico (molte “Carte dei servizi” delle PA la prevedono), ma nei fatti bisognerà vedere l’approccio che in fase di attuazione verrà utilizzato.
Il grande problema nella PA è la difficile operatività per obiettivi, contro la quale si scontra quotidianamente anche lo Smart Working: dove si riuscirà a superare il “totem” della presenza in ufficio (non fa nulla se improduttiva) e si valuterà l’operato del personale appunto attraverso obiettivi e risultati, istituti di conciliazione tipo appunto lo Smart Working e la settimana corta, le PA avranno futuro.
Diversamente con l’approccio vecchio della presenza a tutti costi e gli stipendi attuali, la migrazione dei giovani vincitori di concorsi verso altri lidi sarà inarrestabile tanto da rendere complicata la stessa operatività degli uffici pubblici.
(Autore: Antonio Gualtieri)
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