Ha fatto molto discutere la decisione di alcune delle più grandi aziende del mondo, come ad esempio Amazon, Volkswagen o British Telecom, di far rientrare in presenza molti dei lavoratori impegnati in modalità agile.
Le ragioni di una scelta così controcorrente sono molteplici: il timore che i dipendenti, col tempo, rischino di isolarsi e perdere motivazione, riduzione della creatività e dell’innovazione, minor trasferimento delle competenze dai lavoratori esperti a quelli più giovani, calo della produttività (sebbene molti studi, come vedremo più avanti, sostengano il contrario).
Questo clamoroso dietrofront ha naturalmente riacceso il dibattito sul lavoro agile, un fenomeno che in Italia oggi coinvolge l’11/12% della forza lavoro, cioè poco meno della metà rispetto al periodo Covid.
Malgrado questo brusco ridimensionamento, in questi ultimissimi anni si è tuttavia assistito a un notevole cambiamento delle abitudini dei lavoratori: alcune positive come una riduzione dell’orario di lavoro ed un aumento del tempo trascorso all’aria aperta, altre negative come una diminuzione delle relazioni sociali.
Da questo quadro emerge il delicato equilibrio tra i benefici del ritorno in ufficio, legati alla socializzazione tra colleghi e alla separazione tra vita privata e vita lavorativa, e i vantaggi del lavoro da casa soprattutto in termini di flessibilità e minore stress.
Il punto più controverso di questa tipologia di lavoro, come detto, è sicuramente costituito dalla produttività.
Secondo alcune ricerche, la comodità di stare a casa e il fatto di non dover affrontare i disagi dello spostamento verso il luogo di lavoro, migliora il benessere generale del lavoratore con effetti positivi sul suo rendimento.
Altri studi, invece, hanno registrato una riduzione della performance dovuta a una minore concentrazione, una maggiore partecipazione a brevi riunioni di gruppo con diversi partecipanti, un restringimento delle reti sociali e professionali, dovendo interagire con un numero più basso di colleghi ed unità organizzative.
In realtà, molto dipende dal tipo di azienda: quelle che si basano maggiormente sul lavoro di squadra e sulla collaborazione tra colleghi, possono sicuramente trarre dei vantaggi da un ritorno al lavoro in ufficio; quelle che, invece, mirano a una riduzione dei costi e a una maggiore soddisfazione del dipendente, allora possono trovare maggior convenienza nel lavoro da remoto.
In ogni caso, le imprese avranno molte difficoltà a invertire la rotta e ciò perché molti lavoratori non sembrano più disposti a rinunciare allo smart working, specialmente in un’epoca in cui la competizione tra aziende per attrarre i migliori talenti, si è spostata dai salari alla capacità di offrire flessibilità rispetto al luogo di lavoro.
(Autore: Giovanni Pugliese – Sistema Ratio)
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