Les jeux sont faits, quando investire sembra un gioco

Il mondo dei mercati azionari è sempre più spesso frequentato da personaggi che vivono l’investimento come un’esperienza, dimenticando le conseguenze: il caso Gamestop.

Millantatori di guadagni milionari da realizzarsi comodamente da una spiaggia caraibica, youtuber improvvisati che si spacciano per “financial coach” e chi più ne ha, più ne metta. Insomma sarà capitato a tutti, navigando sul web, di imbattersi in questi personaggi giovanissimi che hanno in tasca la ricetta del successo e della tanto agognata libertà finanziaria… ma sarà tutto vero? Un problema riguarda l’approccio con il quale tutto questo viene realizzato; un’assoluta leggerezza di questi “esperti” che propongono le strategie da seguire in borsa alla stregua di un gioco di ruolo sul web.

Ma tutto questo è positivo? Un fatto recente ed emblematico può chiarire luci ed ombre del fenomeno. A molti sarà balzato agli occhi il caso Gamestop, destinato a fare scuola nel mondo della finanza. Il colosso dei videogiochi, ormai decotto, è stato letteralmente salvato da orde di millenial appassionati di videogame che, come un’armata Brancaleone di Wall Street, a colpi di mini-acquisti azionari hanno fatto balzare le azioni di Gamestop da 17 $ a ben 347,51 nel solo mese di gennaio; allo stato attuale Gamestop, da società decotta, è arrivata ad avere una quotazione di 10,3 miliardi di dollari.

Ciò è stato reso possibile a fronte del cambio delle regole del gioco; i piccoli investitori sono stati in grado di acquisire una tale potenza di fuoco grazie alla scomparsa delle commissioni sulle transazioni, per cui oggi anche l’uomo della strada può indossare i panni di John Belfort e sentirsi il burattinaio della finanza mondiale.

Potrebbe sembrare un fenomeno positivo, che piccoli risparmiatori riescano a fronteggiare e sconfiggere i big della finanza; in realtà, a un’analisi più attenta la questione è ben diversa. Non è questa la sede per comprendere ed analizzare il comportamento dei grandi investitori (vendita allo scoperto, ecc.) nei confronti di Gamestop; è piuttosto il caso, succintamente, di fare alcune considerazioni sulle conseguenze del fenomeno appena descritto:

scollegamento dalla realtà: quello che hanno fatto questi burloni del web ha reso evidente quanto il mercato azionario sia scollegato dalla realtà; generare in sequenza bolle speculative non è certo il modo migliore per creare un’economia di mercato sana;

sollecitazione al pubblico risparmio: è necessario un cambio di regole per questo tipo di invenstimenti, sebbene si tratti di microbusiness. In primis dovrebbero esser i social network a inibire tali comportamenti, oscurando le relative pagine oppure imponendo regole davvero stringenti;

danni ai grandi investitori: che Edge found, SGR e grandi gruppi finanziari non godano di particolare simpatia è poco rilevante; bisogna considerare che vicende come Gamestop causano agli investitori istituzionali danni che si possono ripercuotere sull’economia reale.

Insomma, il caso Gamestop ha fatto emergere in modo lampante tutta la fragilità del sistema azionario e come l’impianto possa esser scardinato in pochissimo tempo; purtroppo a oggi non esistono correttivi o rimedi che possano farci pensare che la vicenda sia acqua passata. Occorre a questo punto allora chiedersi: chi sarà il prossimo?

Autore: Stefano Mulazzi – Sistema Ratio Centro Studi Castelli Srl

 

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