L’Intelligenza Artificiale che non risparmia nessuno

Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa pone nuovi scenari a livello lavorativo. Il futuro è vicino e le aziende dovranno cercare di stare al passo con i tempi.

Di recente ho letto un rapporto di McKinsey intitolato “Il potenziale economico dell’IA generativa: la prossima frontiera della produttività”. Non farò un’analisi di tutto il documento composto da 68 pagine (anche se ne consiglio la lettura), ma voglio soffermarmi su due punti interessanti.

Il primo riguarda le previsioni di adozione dell’Intelligenza Artificiale (IA) generativa negli ambiti lavorativi e il suo sviluppo. Lo studio confronta una previsione del 2017, dove si ritenne che solo dopo il 2050 la maggior parte delle aziende avrebbero potuto automatizzare più del 50% delle attività. Una nuova ricerca, successiva ai nuovi rilasci di servizi di IA di novembre 2022, ha permesso di abbassare la media al 2045 e per quelle realtà che ne faranno un utilizzo massiccio addirittura al 2030.

Il secondo, quasi più interessante, riguarda il potenziale di automazione nelle occupazioni che richiedono alti livelli d’istruzione. Com’è facile notare, all’aumentare del grado di studio o specializzazione, aumenta anche la possibilità di sostituzione con l’IA generativa.

Mettendo un attimo da parte l’eventuale preoccupazione sul rischio di perdere il posto di lavoro di cui spesso si legge, la cosa da notare è la velocità e i nuovi ambiti di sviluppo di questa tecnologia. Se all’inizio l’idea era quella di uno strumento utile per fare lavori ritenuti ripetitivi e di bassa complessità, ora l’obbiettivo è la possibilità di un utilizzo sempre più orientato a operazioni complesse e articolate che richiedono competenze specifiche con aggiornamenti frequenti e dettagliati.

L’Intelligenza Artificiale è una materia in continua evoluzione; nel tempo ha avuto come limite primario la potenza di calcolo, ora l’hardware non è più un limite e questo permette di sviluppare modelli di linguaggio sempre più articolati e complessi. Un esempio è l’IA G. Anthropic che in pochi mesi è riuscita a incrementare il suo modello permettendo di “leggere” 75.000 parole al minuto rispetto alle circa 7.000 iniziali (una persona ci mette almeno 5 ore a leggere le stesse parole).

Al punto precedente va unito il mercato che cerca sempre di colmare le mancanze; quindi, è facile intuire che con il passare del tempo le aziende Tech svilupperanno prodotti sempre più articolati e che andranno a toccare settori fino a ieri non colpiti dall’Intelligenza Artificiale. Se alla parte logica uniamo la parte meccanica (es. robot, visori, ecc.) capiamo che il mondo del lavoro tra qualche anno non sarà più lo stesso.

Quindi ha senso preoccuparsi? La risposta richiede una conoscenza completa della tecnologia e competenze che spaziano in tutti gli ambiti che subiranno l’influenza dell’Intelligenza Artificiale; quindi, occhio ad ascoltare tutti i profeti.

Penso sia però facile dare un consiglio e cioè l’unica cosa da fare è cavalcare l’onda e cercare di adattarsi il prima possibile a queste nuove tecnologie per non essere tagliati fuori dal mercato o peggio, dover chiudere a causa della concorrenza che è risultata più sveglia a recepire i segnali. C’è da tenere a mente che le aziende hanno bisogno di consumatori con i soldi in tasca; quindi, il mercato e i governi si dovranno sicuramente adattare alle nuove evoluzioni permettendo a tutti di lavorare, ricordando che il digitale non è per tutti, e così si troverà sicuramente il modo di non fermare il mercato economico e del lavoro.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
Autore: Cristian Zuliani – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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