Nella vita spesso ci si trova di fronte a un bivio: devo insistere o è meglio lasciare? La capacità di decidere al meglio quando tenere duro e quando mollare è una delle doti più importanti.
Chi non si è mai sentito dire dai genitori “Quando si inizia una cosa, bisogna finirla!”? E così ci motivavano a continuare, a insistere, a non fermarci. Come sapete i proverbi, in realtà, ti mostrano solo una faccia della medaglia e spesso vengono usati per manipolarci: chi mai oserebbe contraddire la “saggezza dei popoli”, altro proverbio creato ad arte per rafforzare il tentativo di manipolazione.
Non siete convinti? Per capirlo, basta che pensiate che ci sono proverbi che si contraddicono tra di loro: “L’unione fa la forza” e “Chi fa da sé fa per tre” oppure “Mai fasciarsi la testa prima di romperla” e “Prevenire è meglio che curare”.
Tornando al tema iniziale, probabilmente chi ci educava faceva bene a stimolarci a tenere duro e a non fermarci di fronte alle avversità; tuttavia, ora non siamo più ragazzini e questo concetto va rivisto.
Nella vita decidere quando tenere duro e quando mollare è uno dei talenti più rilevanti. Si applica a un’infinità di casi e sia la struttura psicologica che quella razionale è sempre la stessa. Vediamo alcuni esempi concreti: nella formazione scolastica, quando facciamo fatica a studiare un certo tema oppure dobbiamo decidere se proseguire per l’indirizzo universitario scelto o cambiare; nello sport, quando ci troviamo vicini al punto di rottura da fatica o carico; in politica, se perseguire la permanenza in un partito politico o cambiare strada; nelle relazioni con partner, parenti stretti o amici importanti, quando il rapporto non funziona più; nel business, per esempio durante una start-up che non sta andando bene come dovrebbe; nel rapporto con clienti o fornitori storici, quando dobbiamo affrontare un grande cambiamento di mercato.
In queste situazioni, conta moltissimo la capacità di ragionare attentamente prima e scegliere poi quello su cui impegnarsi. Essere molto capaci di scegliere impegni con il giusto livello di difficoltà e rischio è il primo frammento di talento su questo tema.
Siamo di fronte a qualcosa che non funziona? Oppure stiamo producendo una grande quantità di energia, che genera una grande fatica rispetto ai risultati attesi finora? Dentro di noi a un certo punto parte sempre una voce che ci chiede: “Ne vale la pena?” Ogni calcolo storico ha poco senso, visto che i risultati non stanno arrivando.
Quindi l’unico approccio razionale è una proiezione futura, in cui i fattori da considerare sono: quantità di impegno/fatica per unità di tempo attesa: il fattore tempo deve essere misurato, avere un valore oggettivo e conteggiato nelle altre voci di “bilancio”; probabilità di successo, considerando la personale e soggettiva definizione di successo; dimensione del successo e suo impatto sulla vita personale e professionale; in caso di insuccesso, quanto imparo per il futuro; quali sono gli effetti reali ed oggettivi, non soggettivi, se lascio perdere e quindi che costo avrebbe per me e per la mia effettiva reputazione.
Mollare sempre e non mollare mai sono ovviamente i due estremi, caratteristici di alcune persone, tendenzialmente entrambi sbagliati. Mollare sempre crea una vita devastante, sia in termini di automotivazione che di reputazione.
Non mollare mai è un atteggiamento ottuso che porta a una vita con ampi ambiti di insensatezza. Conta qui moltissimo un’abilità che va sotto il nome di auto-efficacia, ovvero la fiducia nel fatto che, anche se non sono a priori in grado di fare, qualcosa imparerò.
È anche il mio motto da anni: “Io non sbaglio mai. O vinco, o imparo”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
Autore: Eros Tugnoli – Sistema Ratio Centro Studi Castelli