Effetto branco: come funziona il meccanismo che, tramite decreto del Ministero della Salute, fissa la combinazione degli indicatori che potrebbe riportare al lockdown anticipato.
La gestione delle epidemie nel mondo animale presenta diversi punti di contatto con le attuali politiche di contenimento del Covid-19. I maiali d’allevamento, per esempio, individuano rapidamente la presenza tra loro di un soggetto malato (analisi olfattiva delle feci, urine e del fiato) e adottano una politica di branco per allontanarlo, anche in maniera aggressiva e violenta: ogni allevatore suino sa che deve intervenire prima possibile per isolare i maiali malati, trasferendoli in un’apposita “infermeria”, un po’ per bloccare l’eventuale contagio, ma soprattutto per evitare che gli infermi vengano uccisi a morsi dal branco. Alcune specie di scimmie adottano addirittura un comportamento virtuoso di autoisolamento, per cui è il malato stesso ad allontanarsi dagli altri.
E i topi? Non sono da meno. Tra i ratti norvegesi, i soggetti infermi, malandati o anziani sono sospinti in avanscoperta dal branco, costretti ad avventurarsi nei passaggi più pericolosi, ad assaggiare cibi potenzialmente avvelenati, a concentrare su di sé i rischi di tutti. Individualisti per eccellenza, prima di morire anche i gatti domestici tendono a nascondersi nell’angolo più remoto della casa o del giardino.
Il distanziamento sociale adottato spontaneamente da molte specie animali, come dicevamo, è anche il perno su cui ruotano le strategie anti-coronavirus introdotte dai molti decreti d’emergenza che si sono succeduti negli ultimi mesi. Tra i meno noti di questi decreti, citiamo per importanza il D.M. 30.04.2020 del Ministero della Salute, con cui vengono definiti i criteri delle attività di monitoraggio del rischio sanitario (di cui all’all. 10 del Dpcm 26.04.2020) per l’evoluzione della situazione epidemiologica: il testo cita algoritmi di valutazione relativi alla probabilità e all’impatto di contagio, che vanno poi rapportati alla matrice di stima del rischio per restituire infine una valutazione del rischio complessivo in atto.
Da dove provengono i dati che sono inseriti nell’algoritmo? Dai ricoveri giornalieri, dai tamponi (se eseguiti all’Asl e non privatamente) e in genere dall’andamento registrato a livello regionale. Le Regioni però hanno una propensione molto diversificata a effettuare tamponi diagnostici, considerando anche i rischi di lockdown connesso a un alto indice di contagio sul territorio. Arriviamo così all’attuale impianto normativo che permette un utilizzo “opportunistico” dei tamponi e ha sancito ancora prima della sua introduzione il fallimento dell’app Immuni, per definizione uno strumento che dipende dal tampone. Sotto questo punto di vista e con tutti gli strumenti a disposizione, verrebbe da dire che stiamo facendo molto peggio del mondo animale.
Di sfuggita, la nostra Costituzione, agli articoli 120 e 117, lett. q), affida allo Stato la legislazione esclusiva in materia di profilassi internazionale (la pandemia potrebbe rientrare in questo caso) e l’esercizio del potere sostitutivo sulle norme regionali, a garanzia dell’interesse nazionale nel caso di pericolo grave per l’incolumità e sicurezza pubblica. A fronte della più grave emergenza sanitaria della storia repubblicana, sin dall’inizio si è scelto di non esercitare i poteri conferiti dalla carta costituzionale.
Autore: Carlo Quiri