Salario minimo, soluzione o illusione?

Ci si appresta a discutere in Parlamento il disegno di legge sul salario minimo, sul testo base presentato dalle opposizioni, al fine di attuazione della direttiva europea sul salario minimo n. 2022/2041.

Il dibattito politico e, non solo, sul salario minimo la sta facendo da padrone in queste settimane, si tratta di un istituto esistente in quasi tutti i Paesi dell’Unione, l’Italia oltre ad Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno un salario minimo: per il nostro Paese la motivazione è data dalla presenza dell’azione sindacale che, con i molti CCNL, disciplina, tra l’altro, anche la parte economica dei rapporti di lavoro.

L’importo orario minimo attualmente ipotizzato è pari a 9 euro (la Germania va verso i 12,82 nel 2024), da una disamina dei principali minimi dei CCNL ve ne sono alcuni che effettivamente sono sotto questa soglia (grande distribuzione, esercizi pubblici, turismo) altri molto sotto (Pulizia, Vigilanza).

Da un’analisi fatta dalla Fondazioni Studi Consulenti del Lavoro sulla base di dati Inps “Salario minimo in Italia: elementi per una valutazione” emerge che 39 contratti collettivi tra i 63 più rappresentativi in Italia prevedono già una retribuzione minima superiore a 9 euro, ma allora è così urgente dare una regolazione di legge al salario minimo?

La direttiva europea non prevede espressamente l’istituzione del salario minimo orario per legge, ma consente la regolazione anche tramite contrattazione collettiva: per certo il momento economico non è dei migliori, potendo scegliere sarebbe stata una misura da adottare in periodi di bassa e bassissima inflazione, sarebbe stata una misura c.d. “anticiclica” che avrebbe aiutato mentre ora si pone in direzione degli aumenti di salari che è invece misura inflazionistica.

Va però anche detto che i salari in Italia crescono veramente poco, in altri Paesi per esempio la Francia, a noi paragonabile, sono saliti dal 2015 del 17%, non consideriamo per esempio Paesi come la Lituania o la Romania dove sono saliti in misura del 150 e 180%, ma li si partiva da squilibri preesistenti nella direzione opposta.

La fissazione del salario orario minimo è totalmente priva di rischi? Uno lo segnalano le stesse organizzazioni sindacali, vale a dire che l’indicazione di un salario minimo può condizionare la contrattazione collettiva, attirando verso sé il salario medio, quindi adottando un effetto perverso di ulteriore schiacciamento verso il basso delle retribuzioni.

Inoltre, si potrebbe avere l’ulteriore effetto negativo dell’aumento del sommerso, non tanto e non solo di lavoro nero, ma soprattutto le irregolarità si avranno, per come è adesso, nell’ambito degli appalti e degli affidamenti a terzi, con gli appalti a bassa densità organizzativa caratterizzati soprattutto da prestazioni di manodopera, dove giocoforza si otterrà l’adeguamento formale al salario minimo orario, ma poi di fatto si avrà un utilizzo oltre le ore previste dai contratti personali, fenomeno che possono essere scovato esclusivamente con le verifiche sul campo da parte degli organi di vigilanza.

Per questo motivo, come pure è stato per il reddito di cittadinanza, rimangono imprescindibili i controlli poiché alcuni fenomeni evasivi sfuggono ai “warning” di sistema e sono riscontrabili esclusivamente con l’azione di vigilanza diretta.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
Autore: Antonio Gualtieri – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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