Tutela del lavoratore: non solo mobbing, conta ogni singola condotta

La Cassazione amplia la protezione dei dipendenti: anche comportamenti isolati possono essere considerati vessatori, se lesivi della dignità e della salute del lavoratore. Una sentenza che ridefinisce i confini della tutela sul posto di lavoro.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Cass., Sez. Lavoro, 12.07.2024, n. 19196) riaccende i riflettori sul delicato tema della tutela dei lavoratori, ampliando le maglie della protezione contro comportamenti vessatori sul luogo di lavoro. La decisione, che ha fatto discutere gli esperti di diritto del lavoro, stabilisce un principio fondamentale: non è necessario dimostrare l’esistenza di un mobbing sistematico per ottenere tutela, ma ogni singola condotta lesiva può essere motivo di azione legale.

Analizziamo nel dettaglio le conseguenze di questa importante pronuncia.

Caso in esame – La sentenza in esame tratta un caso di mobbing e molestie sessuali in un’azienda sanitaria locale (ASL). Un’infermiera del reparto di psichiatria ha accusato il suo superiore di tali comportamenti, situazione che ha portato al suo trasferimento in un altro distretto.

L’infermiera ha chiesto la reintegrazione nel suo precedente posto di lavoro e il risarcimento dei danni biologici, morali, esistenziali e professionali, quantificati in 450.000.00 euro oltre al risarcimento per il mancato pagamento di lavoro straordinario e indennità festive per un totale di 22.000 euro.

Iter giudiziario – Il Tribunale di Benevento aveva emesso due sentenze: una non definitiva nel 2013 che condannava l’ASL a reintegrare l’infermiera nelle sue mansioni precedenti, e una definitiva nel 2014 che respingeva le richieste di risarcimento dell’infermiera, ma ordinava all’ASL di coprire le spese legali.

La Corte d’Appello di Napoli ha esaminato i ricorsi riuniti e ha confermato la nullità del trasferimento dell’infermiera, giudicando che esso era stato disposto senza una procedura adeguata e per motivi non chiari.

Tuttavia, ha respinto le richieste di risarcimento dell’infermiera per mancanza di prove sufficienti di un intento persecutorio continuativo e sistematico.

Decisione della Cassazione – Dopo un lungo iter giudiziario, la Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso della lavoratrice, criticando il ragionamento della Corte d’Appello che aveva respinto le richieste di risarcimento. La sentenza è stata quindi cassata e rinviata alla Corte d’Appello di Napoli per una nuova valutazione.

La Corte di Cassazione ha chiarito che anche singoli episodi possono essere considerati vessatori e umilianti per il lavoratore, senza la necessità di dimostrare un intento persecutorio prolungato nel tempo. Nell’esaminare questi casi, i giudici devono ora valutare se tali comportamenti violano i diritti fondamentali dei lavoratori garantiti dalla Costituzione.

Questa nuova interpretazione supera il precedente approccio che richiedeva la prova di un mobbing sistematico, offrendo così una protezione più ampia e mirata ai dipendenti. La decisione amplia le tutele legali contro gli abusi sul lavoro, ponendo l’accento sulla dignità e sui diritti costituzionali del lavoratore.

Anche senza un disegno persecutorio complessivo, dunque, l’azienda può essere chiamata a rispondere di singoli episodi lesivi della dignità o della salute del dipendente.

Questo principio allarga notevolmente il campo d’azione per i lavoratori che si sentono vittime di abusi sul posto di lavoro.

Nuove tutele contro gli abusi sul lavoro: impatto su dipendenti e aziende – La recente decisione ha importanti ripercussioni sia per i lavoratori che per le aziende. Per i dipendenti, si aprono nuove possibilità di tutela contro gli abusi sul posto di lavoro. Non è più necessario dimostrare un modello di comportamento protratto nel tempo, ma è sufficiente documentare singoli episodi rilevanti. Tale cambiamento potrebbe semplificare il processo di denuncia, rafforzare le protezioni per i lavoratori e spingere le aziende a monitorare più attentamente le condotte professionali.

Dal punto di vista aziendale, le imprese dovranno prestare maggiore attenzione al clima lavorativo e alle dinamiche interne. Sarà importante adottare politiche di prevenzione più rigorose, fornire una formazione adeguata ai manager sulla gestione del personale, istituire canali efficaci per le segnalazioni interne e intervenire prontamente su ogni potenziale abuso.

Questi cambiamenti mirano a creare un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso, riducendo il rischio di controversie legali e migliorando la reputazione aziendale.

Autore: Gianluca Pillera – Sistema Ratio Centro Studi Castelli
Foto: archivio Qdpnews.it
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