L’esperienza tragica della pandemia e lo sviluppo annunciato di vaccini contro il cancro e l’infarto.
Come sapete questa rivista nasce nel Mantovano, dove è radicata un’antica tradizione, sembra risalente a periodi oscuri del Medioevo e che non credo abbia riscontri in nessun’altra parte del mondo. È una specie di controsenso, di assurdo paradosso, poiché si tratta dell’usanza di augurare, a chi si incontra dopo molto tempo e con particolare affabilità, una brutta malattia, un cancro. Due amici che si rivedono, magari ex compagni di scuola, oppure anche parenti alla lontana che si riconoscono se la augurano vicendevolmente. Attenzione però: vale solo se si è in particolare confidenza, se ci si vuole bene, perché altrimenti sarebbe interpretata esattamente nel suo vero significato, cioè come offensiva minaccia. È per questa ragione che è espressa solo in dialetto, accessibile solo ai nativi, perché in italiano subirebbe la metamorfosi negativa.
Mi è venuto da sorridere nel ricordare questa strana, e molto particolare, usanza quando ho letto le notizie relative alla ricerca, già in fase di avanzata sperimentazione, di un vaccino contro il tumore e contro l’infarto. Gran bella notizia, figlia di una condizione della nostra vita non augurabile (come farebbero bonariamente gli amici mantovani) a nessuno, ma che ha consentito di sviluppare tecnologie impensabili in poco tempo. La stessa tecnologia RNA usata per il Covid è ora sperimentata per la degenerazione delle cellule tumorali: si cercano le mutazioni rispetto alle cellule sane, si studiano con algoritmi, si creano molecole “istruite” di RNA messaggero (mRna) capaci di produrre gli antigeni per la risposta immunitaria. Mentre il vaccino contro il Covid era preventivo, qui il tumore deve essersi già sviluppato e il vaccino anti tumorale diventa terapeutico, con un’alta probabilità di successo. Sembra che il vaccino abbia già applicazione contro alcune forme di melanoma e i centri di ricerca assicurano che saranno pronti nel giro di 5/7 anni con un prodotto adeguatamente testato.
Insomma, da una situazione negativa di crisi pandemica è nato un percorso di ricerca positivo, un risultato che avrà un impatto molto forte sulla longevità, sulle aspettative di vita e sul benessere soprattutto degli anziani.
Si produrranno inevitabilmente effetti collaterali dovuti all’ aumento della vita media che, unita alla denatalità, evidenzieranno ancor di più una struttura troppo anziana della popolazione con le conseguenti ripercussioni sul sistema economico, sull’occupazione, sulle pensioni, sulla formazione continua e così via.
Questa, però, non è la riflessione che ora ci interessa poiché, alla fine, se si scopre un vaccino contro forme tumorali non possiamo che esserne contenti. Quello che mi preme sottolineare è come una situazione di crisi abbia prodotto una forte accelerazione di una ricerca che, pur essendo attiva già da oltre trent’anni, soprattutto in campo privato, ha raggiunto ragguardevoli risultati in poco tempo.
Vero è che i privati sono svelti, che c’è stata una grande sperimentazione collettiva, con una raccolta e un’elaborazione di dati del tutto eccezionale, anche sotto la spinta del profitto. Fatto è che gli accadimenti sono trattati qui come testi di studio, come oggetti di analisi e riflessione.
Mi piacerebbe che la stessa diligenza, ancorché sospinta da fondi e risorse, fosse utilizzata anche in situazioni pubbliche, come questa storia del PNRR, dotato di oltre 200 miliardi, che sarebbe delittuoso sprecare. Accanto alla lotta ai tumori, alla speranza di vita di molti, si potrebbe unire anche un po’ di cura per i giovani in termini di progetto di vita, di professionalità, di vita buona.
E qualcosa rimarrebbe anche per il nostro pianeta, per le future generazioni. E non è proprio un’altra storia….
Autore: Anselmo Castelli – Sistema Ratio Centro Studi Castelli