Dal contante alla carta di credito passando per le criptovalute, come gli attuali scenari avversi stanno cambiando le prospettive.
Secondo la versione più accreditata, millenni di tosatura delle monete metalliche limando un po’ di polvere d’oro o d’argento hanno contribuito alla diffusione della banconota cartacea, considerata di gran lunga più sicura. Identici motivi hanno portato alla nascita delle carte di credito, che evitano il rischio di trasportare grandi somme in contanti.
Le stesse criptovalute, ammantate da una venatura anti-bancaria in quanto emesse da una blockchain, dovrebbero ulteriormente innalzare il livello di sicurezza e anche nei confronti del Fisco. Se è vero che nelle difficoltà si riconosce il valore vero delle cose o persone, uno scenario avverso come l’attuale ci può però portare a rivedere alcuni concetti o preconcetti in materia di denaro.
Il difficile periodo dei mercati azionari e la più recente escalation delle tensioni geopolitiche stanno rendendo chiaro che la criptovaluta non è né una copertura contro il mercato in crisi, né un bene rifugio simile all’oro, ma piuttosto una giostra per amanti del brivido. Da sfatare anche il mito dell’anonimato, motivo principale per cui criminali e riciclatori di denaro amano le criptovalute.
All’opposto, i movimenti digitali lasciano una scia indelebile. Le cronache ci raccontano gli stratagemmi del riciclaggio di criptovaluta per operazioni illegali: spostamenti plurimi e frazionati di portafogli (wallet), conversione in altre criptovalute o token non fungibili, acquisto di card o buoni regalo facilmente spendibili, sfruttamento di servizi cd. mixer come AlphaBay, Helix o Tornado Cash, ma le tracce digitali non svaniscono nel tempo. Anche se l’attuale bolla delle criptovalute dovesse scoppiare, l’inseguimento dei criminali che cercano di riciclare i loro proventi andrebbe avanti per anni.
Le polizie di tutto il mondo conoscono benissimo questi siti mixer, li tengono sotto controllo, cercano di infiltrarsi, mettono sotto inchiesta i gestori, ecc. Insomma, se è vero che siamo in un far west, non dobbiamo dimenticare gli sceriffi. Da uno scenario avverso a un altro, immaginiamo ora un furto di contante, carte di credito e criptovalute.
È evidente che dovremmo dire addio al contante, impossibile da rintracciare; avremmo invece buone possibilità di bloccare la carta di credito (ed eventualmente di ottenere un rimborso) e l’assoluta certezza di inseguire la nostra criptovaluta nei suoi spostamenti. Sull’effettivo valore di contante, carta di credito e criptovaluta è possibile ragionare anche in termini di spendita.
A questo proposito si è sviluppata una teoria sul maggior valore del cash rispetto alla “moneta di plastica”, per esempio consentendo di ottenere uno sconto sul prezzo di acquisto, di effettuare operazioni in nero, ecc., quando all’opposto la carta di credito ha un costo a carico del suo proprietario e il suo valore si erode progressivamente. Chiaro che questa teoria può avere un fondamento nelle aree ad alto tasso di evasione fiscale, mentre altrove si rivela fallace o addirittura pericolosa.
Qual è la lezione? Rubare criptovalute è relativamente facile: la parte difficile è trasformare in denaro il ricavato.
Autore: Carlo Quiri – Sistema Ratio Centro Studi Castelli