L’articolo individua 7 fattori critici da “contemperare” tra loro in modo da presentare la richiesta di un finanziamento a medio a lungo temine “bancabile”, ovvero con i giusti parametri per essere deliberato dalla banca.
È esperienza comune, come i rapporti e le conoscenze personali con il direttore di banca abbiano oramai un ruolo marginale nella concessione dei fidi. Le banche, infatti, hanno dovuto adottare strutture organizzative accentrate, governate in modo informatico, e policy rigide nella concessione del merito creditizio per poter gestire la loro accresciuta complessità per i processi di concentrazione attuati in questi anni e per le norme introdotte.
È, pertanto, venuto meno il rapporto tra territorio e banca, nonché la relazione umana che consentiva un fido sartoriale basato su un insieme di conoscenze anche non codificabili.
In realtà, per alcuni aspetti, oggi è più facile rendere bancabile un’operazione: “Basta costruirla con le forme giuste perché passi precisa nei fori del setaccio”.
Gli elementi su cui occorre lavorare in ordine di priorità sono i seguenti:
1. andamentale e centrale dei rischi. Il rapporto con il sistema bancario deve essere gestito con attenzione e regolarità. Qualunque sconfino rende l’operazione più difficile, mentre la presenza di un “past due”, credito scaduto da oltre 90 giorni, rende l’operazione improponibile fino a regolarizzazione;
2. capacità di rimborso. Deve essere dimostrata la capacità di rimborso del prestito. Le banche a tal fine confrontano il cash flow degli anni precedenti, calcolato come utile + ammortamenti (cash flow bancario), con l’impegno delle rate annuali (capitale e interessi) per il nuovo finanziamento sommato alle quote di capitale (gli interessi sono già imputati a conto economico) da rimborsare nell’anno successivo per i finanziamenti in essere.
Nel caso in cui questo flusso storico, generato dalla gestione reddituale, risulti insufficiente occorrerà dimostrare la capacità di rimborso con un business plan proiettato a 3/5 anni;
3. copertura dell’investimento. La banca è un partner finanziario per cui non può essere l’unico a supportare il rischio di un investimento. Richiede quindi la presenza di un apporto esterno da parte del soggetto economico, che dovrebbe attestarsi in una quota del 30% dell’investimento complessivo;
4. equilibrio della struttura finanziaria. Occorre essere dotati di un adeguato livello di capitalizzazione. Un deficit di bilancio nel caso di società di capitali rende impresentabile la domanda poiché risulta in stato liquidatorio per normativa codicistica. La situazione finanziaria dovrebbe presentare un current ratio di 2 e un quick ratio di 1;
5. andamento economico. Una perdita di gestione, a prescindere dalla sua dimensione, rappresenta un elemento di difficoltà nella concessione del prestito, perché costituisce un elemento oggettivo di una gestione che brucia il patrimonio. Anche in questo caso occorre un business plan che dimostri la ripresa economica;
6. finalità del finanziamento. Finanziamenti finalizzati a supportare investimenti sono apprezzati, piacciono meno le operazioni di liquidità, vengono invece di norma declinate richieste di consolidamenti di debiti di altre banche;
7. garanzie. Le garanzie negli anni hanno perso il loro peso, soprattutto quelle ipotecarie, il cui presidio spesso consente solo il recupero di quote marginali del capitale erogato. Viene invece richiesta la fideiussione di terzi a testimonianza della fiducia nell’impresa.
In conclusione, l’arte di rendere bancabile un’operazione consiste nel saper bilanciare elementi di forza e di debolezza di questi 7 fattori chiave in modo da costruire un livello complessivo di merito creditizio sufficiente.
Autore: Simone Rastelli – Sistema Ratio Centro Studi Castelli
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