Le ripercussioni che nascono dalla delegittimazione della conflittualità e dello scambio di opinioni sono molteplici. Oltre al danno finanziario, è in serio pericolo il coinvolgimento e il controllo dei collaboratori, ma non solo.
Il diverbio è visto solitamente come un’azione sgradevole e impegnativa. Le differenze sono spesso condannate a prescindere. Piuttosto che affrontare un conflitto ed esprimere dissenso, soprattutto con un superiore, si preferisce prendere tempo e destreggiarsi, ma più di ogni altra cosa rimanere nell’amata zona comfort. Da questo punto di vista viviamo in un mondo estremamente pacifista. Se discutiamo, tendiamo sempre a cercare un chiarimento successivo per ridare serenità. In realtà, la reticenza e l’inerzia caricano l’azienda di spese nascoste che smorzano le prestazioni e minano la stabilità interna. Esse guastano il morale, l’impegno, le relazioni, il patrimonio e le tempistiche di realizzazione dei progetti.
Questa “cultura del silenzio” dura da decenni in molte realtà e ha portato a condannare il dissenso, spesso coprendolo con uno smisurato uso del politicamente corretto. Avere opinioni discordi è motivo di rallentamento nello sviluppo decisionale. La scambievolezza intrinseca a una discussione viene annullata e l’accrescimento derivante dalle differenze intellettive è interrotto sul nascere.
Lagnarsi, tramare e spettegolare sono indici di un ambiente di lavoro poco incline a promuovere il dialogo che nutrono di stress e fomentano malesseri, aumentando infortuni, apatia e disturbando il lavoro di gruppo. La soluzione migliore è quella di creare un ambiente in cui si possa esporre tranquillamente il proprio punto di vista. Questa evoluzione non è semplice e per alcuni può implicare il disimparare anni di pratiche consolidate.
Per scongiurare imprevisti e favorire il cambiamento verso una cultura propensa al dialogo, occorre gestire le informazioni sensibili, a prescindere da quanto possano essere scomode. L’aspetto emotivo circostanziale è decisivo e merita una formazione specifica perché queste situazioni sono ricorrenti nella vita professionale.
Solitamente i lavoratori vogliono fare quello per cui sono stati assunti: desiderano sapere che l’azienda dipende in parte dalle loro forze, che il loro ruolo è importante e che ci si fida di loro. I capi eccellenti si concentrano sulla costruzione di capacità di gestione e indipendenza. L’ascolto delle varie unità operative rivelerà la realtà delle prassi quotidiane, permettendo alle persone di fare ciò che sanno fare meglio. Questo farà crescere la fiducia e il livello comunicativo anche nell’essere civilmente contrastanti.
La virtù più grande percepita, eticamente, moralmente ed economicamente, sarà quella del successo generale. L’amministrazione, gli individui e i risultati saranno migliori. Non ci sono invero sempre vincitori e vinti; non sempre c’è una verità chiara e una bugia da smascherare. Il mondo è bello perché offre una serie di sfumature diverse che ognuno leggerà secondo le proprie esperienze. Non c’è niente di sbagliato nel cambiare idea quando il cambiamento è reale. Ma non è sbagliato avere idee diverse da quelle degli altri.
Autore: Manrico Merci – Sistema Ratio Centro Studi Castelli