Il lavoratore in malattia deve avvertire il prima possibile il datore sulle sue condizioni di salute e comunicare a quale indirizzo sarà reperibile per la visita fiscale. Il dipendente sarà tenuto a farsi trovare per l’eventuale controllo nei seguenti orari:
– dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se dipendente del settore privato;
– dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 se dipendente pubblico.
Si tenga conto del fatto che la visita fiscale può essere eseguita anche di domenica o in giorno festivo e anche più volte al giorno.
Le eventuali assenze devono essere giustificate dal medico certificatore, che può esonerare dalla reperibilità il dipendente malato.
Il dipendente in malattia, dunque, deve farsi trovare disponibile per la visita fiscale. Non tanto per fare un favore al medico che la esegue quanto per il fatto che se il lavoratore è in malattia e non deve fare qualche visita legata alla sua patologia, deve per forza trovarsi a casa sua. Il che significa che se il dottore arriva e suona al campanello, il malato (o chi per lui) è tenuto ad aprirgli e a farlo accomodare. Il problema, però, è se il paziente abita da solo e in quel momento non può aprire la porta perché si trova sotto la doccia e non sente il campanello.
Il medico può segnalare l’assenza e il dipendente può essere sanzionato?
Secondo la Cassazione, a tutto c’è un limite. Una recente ordinanza ha stabilito che è vero: esiste un dovere di collaborazione verso chi effettua la visita fiscale ma tale obbligo non può vietare al malato di compiere qualsiasi atto della vita quotidiana dentro casa sua. Come, appunto, andare in bagno a farsi la doccia o a soddisfare qualche bisogno fisiologico. Si pensi a chi è in malattia per qualche serio problema intestinale, ad esempio.
Nessun provvedimento disciplinare, dunque, per il lavoratore che non apre la porta al medico perché al momento della visita fiscale si trovava sotto la doccia. La Cassazione ha confermato, infatti, le sentenze del tribunale e della Corte d’appello con cui era stata annullata una sanzione irrogata da un’azienda secondo la quale non era stato rispettato l’obbligo di reperibilità. Per la Suprema Corte, un normale comportamento all’interno delle mura di casa non equivale a non voler fare la visita fiscale.
Autore: Redazione Ratio Famiglia – Sistema Ratio Centro Studi Castelli