Andanti con brio

Quante volte sono risuonate, come una sorta di colonna sonora dell’estate 2024  in Alta Marca, le note di una musica leggera e frizzante, armoniosa e affascinante, solenne e coinvolgente, in occasione dei concerti di successo del Festival “La Musica nel Sacro”, dentro la manifestazione “Armonie”.

E davvero in tanti hanno appreso, conosciuto e stimato l’alfabeto di chi offre il suo talento con l’esecuzione di splendidi brani strumentali o vocali, nei quali risaltano le caratteristiche dei tempi di queste interpretazioni musicali. Secondo l’Enciclopedia Treccani, per “andante” si intende “didascalia musicale che prescrive l’esecuzione di un brano con movimento intermedio tra l’allegretto e il larghetto”.

Nella vita, potremmo dire, come nella musica, la definizione “andante con brio” suggerisce un tipo di velocità entusiasta e vivace, lungo un percorso tracciato sicuro e intraprendente. Il termine “brio”, deriva infatti dall’omonima parola spagnola  e dal celtico “brīgo”, ossia  “forza”, e significa “l’essere allegro e vivace”, per cui si esprimono “allegria, briosità, effervescenza, estro, esuberanza, gaiezza, smalto, spigliatezza, spirito, sprint, verve, vivacità, vivezza”. In pratica, tutto il contrario di freddezza, gravità, monotonia, noia, pesantezza, serietà, tristezza.

Ecco: è il caso di pensare alle nostre giornate, che varie volte iniziano, trascorrono e finiscono attraversate da questo senso di fatica e di stanchezza, poco inclini a quell’ottimismo moderato e necessario, per certi versi, che invece latita spesso nello stile, nelle conservazioni, negli atteggiamenti, nella qualità delle relazioni con chi ci sta accanto.

Insomma, in un Paese come l’Italia che recenti indagini statistiche hanno dipinto come afflitto da un senso di “sonnambulismo”, “ritratto di una società malata di apatia e distacco, che somiglia sempre più a una moltitudine di singoli incapaci di collaborare”, non sembra proprio che siano oggi a dominare una serie di fattori e sentimenti  rivelatisi invece determinanti nel passato per il grandissimo avanzamento collettivo dal punto di vista del livello economico e delle conquiste sociali.

Tradotto sul piano individuale, sembrerebbe prevalente l’approccio giornaliero di chi mette in primo piano, nella sua agenda, tutte le varie problematiche e i motivi di insoddisfazione  che affliggono e preoccupano, al posto di una valutazione il più possibile serena, fiduciosa e grata delle ragioni che consolano, aiutano, sostengono e incoraggiano a proseguire al meglio lungo i percorsi dell’esistenza quotidiana. Non è semplicemente la classica questione del “bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno”, per cui a seconda dei punti di vista una situazione assume connotati e valutazioni diverse.

E’ qualcosa in più. Si tratta di uno sguardo  necessariamente diverso e profondo che va assunto rispetto alle nostre vite, e a quelle degli altri. Il tema di fondo  riguarda la nostra capacità di mettere in moto dei meccanismi di assunzione di responsabilità, protagonismo e cambiamento in positivo, secondo un “andamento con brio” che diventerebbe la chiave iconica di questi processi. Serve a ben poco, meglio, a nulla, continuare l’approccio apatico, afflitto, di sterile lamentazione pessimistica sulle vicende inerenti i nostri impegni lavorativi e le nostre relazioni personali e sociali.

Serve decisamente cambiare passo, mutare il ritmo, prendere nota accuratamente di tutti i motivi buoni e favorevoli che inducono a pensare  e ad agire con una spinta importante verso traguardi innovativi e significativi. Quanto meno, innanzitutto, se si è in buona salute, ad esempio, occorre prendere atto  con soddisfazione che  moltissime cose buone si riescono a realizzare nel contesto della nostra vita, per cui vale la pena essere briosi, attivi, impegnati e sorridenti per conquistare e confermare la giusta autostima e fiducia in se stessi, e per mettere letteralmente in moto percorsi di miglioramento a livello comunitario. Non serve rimuginare le cose del passato, le normali fragilità vissute, le mete incompiute, gli errori commessi: bisogna saper voltare pagina radicalmente, memori delle esperienze vissute, dalle quali si impara sempre, e al tempo stesso proiettati a guardare al futuro che si costruisce con le scelte attive e mature del presente.             

Non serve rimanere fermi, ripiegati e muti, in attesa degli eventi che potranno accadere, in una sorta di fatalistico abbandono delle speranze proprie di ambire a qualificate traguardi, lamentando le difficoltà, le incertezze, i problemi inevitabili, ma risolvibili, che appartengono alle vicende dell’umanità di ogni epoca e di ogni luogo. Anche nelle notti più scure, nelle situazioni più dolorose, nei momenti più complicati serve uno scatto in avanti, la vittoria dell’intraprendenza sulla rassegnazione, l’affermazione della speranza sulla malinconica accettazione dello “status quo”, sulla negatività e sul pessimismo che possono portare a conseguenze ancora peggiori.

Serve forzare l’alba a nascere, serve ricominciare e avanzare con brio, davvero, alimentando con vivacità le nostre giornate, curando il nostro corpo e la nostra anima, alimentando il nostro spirito, ricercando la bellezza in tutte le sue forme,  lavorando con entusiasmo e mettendo a frutto i nostri talenti e le nostre passioni, circondandoci di persone appassionate della vita, felici e veramente amiche. Alla fine, ha sempre vinto chi non si è mai arreso, chi ha messo in campo pensiero ed energie, visioni e progetti, chi ha accolto fino in fondo, e superato con grande forza d’animo, le prove dell’esistenza. Queste vite buone, esemplari, diffuse in tanti luoghi dove l’altruismo e la generosità hanno saputo costruire  opere straordinarie, sono la garanzia del nuovo umanesimo che si genera dalle solidi radici del bene riconosciuto, amato e condiviso.                       

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
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