Siamo ancora nella luce della Natale e nel calore del fuoco dell’Epifania, quando i Panevin della tradizione rischiarano il cammino dei Magi verso Betlemme. In questi primi giorni del nuovo anno, che muove i suoi primi passi, sono questi i motivi principali che accompagnano il ritorno alla normalità dopo le feste, con gli auguri che ancora si intrecciano, le speranze e l’ottimismo che guardano lontano.
E’ un braciere acceso l’immagine consueta dell’antico rito della benedizione della pira da cui partono i tedofori verso i falò, come avvenuto anche all’’inizio del 2024 per la manifestazione “Ciamar Panevin” nel Quartier del Piave e in Vallata, con centro a Farra di Soligo, grazie all’impegno organizzativo del Consorzio Pro Loco presieduto da Roberto Franceschet. Ma è anche un “cuore che arde”, come è stato ribadito negli interventi che ritmavano la partenza dei volontari con le torce verso le varie località dell’Alta Marca, una dimostrazione di coesione e di solidarietà, la partecipazione a un grande evento collettivo, l’attenzione al destino comune del territorio, l’impegno corale ad essere protagonisti, e non semplici spettatori delle imprese altrui.
Ecco, le opere e i giorni del nuovo anno ci confermano l’assoluta, decisiva importanza di poter contare su persone convinte e appassionate dei propri mezzi e del proprio ruolo a livello pubblico, capaci di fare la differenza e di mettere in moto processi importanti di sinergia e di rete e di innovazione in tutti i settori e in tutti gli ambiti dell’esistenza quotidiana: familiare, lavorativo, sociale e della responsabilità del bene comune. Alle radici del significato di passione – che proviene dal latino “passio”, a sua volta derivato di “passus”, participio passato di “pati” ‘soffrire’ – ritroviamo alcune suggestioni significative che già offrono un interessante quadro di riferimento alla nostra ricerca. Certo, parliamo innanzitutto di sofferenza, pena, grande dolore.
L’intensità di questa sofferta condizione interiore e il suo peso primario fra le affezioni dell’animo ha fatto sì che diventasse un’espressione linguistica con cui indicare una quantità di forti sentimenti, di sensazioni perturbanti, spesso definiti in contrapposizione alla ragione.
Da qui si arriva a un’estensione di significato, ormai acquisita e ben diffusa nella comunicazione odierna, che trova nella passione l’inclinazione accesa, il vivissimo interesse, la proiezione sentita, l’energia interiore e la cura altruista. Forse è una parola così comune da parere inflazionata, da risultare quasi banale. Ma seguire e dominare l’intero corso del suo significato permette di arrivare a valle con una forza tutta nuova. Non a caso, nel tempo della “società liquida” e delle cosiddette “passioni deboli” che segnano i percorsi moderni della nostra umanità, risaltano nelle cronache, nelle statistiche e nelle indagini sociologiche un certo grigiore diffuso, una tendenza non rara all’anonimato, un approccio poco entusiasta ed intraprendente rispetto all’oggi e al domani.
Ad esempio, il rapporto annuale 2023 del Censis, intitolato “I sonnambuli”, offre un’analisi approfondita della situazione socio-economica dell’Italia.
Il titolo stesso del rapporto suggerisce un’immagine di una società che sembra muoversi in uno stato di sonnambulismo, senza una chiara consapevolezza dei problemi e delle sfide che affronta. Come scrive il ricercatore Enrico Bucci, “il rinchiudersi in una sorta di apatico solipsismo, nella droga cognitiva dei social o nelle briciole di divertimento che riusciamo ad afferrare, è quello di cui ci contentiamo per passare da un giorno all’altro, come se lo Stato, il Paese e le Istituzioni potessero fare a meno dei cittadini… Forse è perché stiamo tutti, in massa, invecchiando sempre di più, e la gerontocrazia che abbiamo creato pesa sulle spalle sempre più esili e sempre più scarse dei nostri giovani; forse è per il sommarsi di crisi mondiali, obiettivamente fuori la portata del singolo individuo; forse è, invece, solo per un’abitudine al disinteresse, ma è chiaro che la radice del male siamo noi …”. Sonnambuli, quindi, non a caso: ci viene restituito il ritratto di una società malata di apatia e distacco, che somiglia sempre più ad una moltitudine di singoli incapaci di collaborare e preda di un’isteria emotiva e sensazionalistica.
E mentre per il nuovo anno ci impegneremo tutti insieme a scrollarci di dosso questa immagine non proprio favorevole, ispirando nuova fiducia per il futuro, anche e soprattutto delle giovani generazioni, non possiamo tacere il fatto che tanti veri “appassionati” continuano ogni giorno, da sempre, a interrompere il sonno di questa società apparentemente statica e ripiegata su se stessa, poco incline a mettersi in gioco con una progettualità fatta innanzitutto di “un cuore che arde”.
Sì, perché la differenza, e il segreto, stanno qui innanzitutto, nella capacità di accendere la proprio vita per ideali che contano, per valori che motivano, per sani principi che mettono le persone nella condizione di guardare fuori di se stesse, e di avere uno sguardo attento e dinamico alle vite degli altri e al destino comune.
Sono coloro che si distinguono perché guidati da talento ed entusiasmo, e che trovano la loro serenità nel dare espressione a queste loro prerogative. Lo fanno in tutti gli ambienti e in tutti i luoghi in cui il “genio” personale” e la cura delle relazioni diventano fondamentali.
Essi hanno la capacità ammirevole di essere esemplari e di convincere gli altri a fare altrettanto, a mettere in gioco la propria libertà, a fare in modo che con anima e corpo siano protagonisti delle proprie esistenze, a far sì che la loro energia positiva contagiosa diventi un fattore di animazione continua e di vita buona per tutti. “La passione ci guida” recitava un famoso spot pubblicitario del recente passato: sul serio, questa capacità di esprimersi al meglio per la verità che ci appartiene, e al tempo stesso di “soffrire”, di condividere, di farsi carico, di prendersi cura dell’esistenza, tutta inclusa, nessuno escluso, è un elemento distintivo e superlativo. Il successo arride sicuramente alle persone che danno animo, sorriso e forza generativa alla vita di ogni giorno, felici della loro opera quotidiana, e che nel contempo non si dimenticano degli altri, della società che li circonda.
Perché sono appassionati, e possiedono la ricetta giusta: donano voce, forza, calore, concretezza e credibilità all’innovazione, alla coesione, alla solidarietà, al volontariato, agenti di cambiamento che hanno sempre vinto, e vinceranno anche stavolta, accompagnando i sonnambuli in soffitta.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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