“Giornata mondiale dell’elefante”. Nel mondo c’è chi lo venera e chi mette a rischio la sua sopravvivenza

Oggi è la Giornata mondiale dell’elefante

Il 12 agosto si celebra la “Giornata mondiale dell’elefante“, un grande mammifero che, dalla notte dei tempi, ha sempre affascinato l’umanità.

Purtroppo, i pachidermi sono minacciati dalle piaghe del bracconaggio e dalla perdita di habitat, anche se le cose stanno cambiando grazie al mutamento di sensibilità nei confronti dei diritti degli animali.

“Gli effetti della crisi climatica – si legge in una nota del Wwf -, con il conseguente aumento in numero e intensità delle ondate di caldo e siccità, provoca la scomparsa di grandi aree umide e la necessità di sempre più grandi spostamenti per trovare acqua. Poi c’è il bracconaggio, che resta ad oggi la causa principale del declino degli elefanti. Oltre alle uccisioni dirette, tra le cause del declino c’è anche la perdita di habitat dovuta all’intensificazione di attività antropiche come l’agricoltura o la realizzazione di infrastrutture”.

Fortunatamente, però gli sforzi di conservazione in alcuni contesti si stanno dimostrando efficaci: la lotta al bracconaggio e una pianificazione territoriale migliore, che promuove la coesistenza uomo-fauna, sono la chiave per la conservazione di questa specie.

Nel mondo sono molte le proteste delle associazioni animaliste che chiedono di impedire gli spettacoli con gli elefanti nei circhi o la loro presenza all’interno dei giardini zoologici.

Anche nella Marca Trevigiana, infatti, non mancano le iniziative degli animalisti che si mobilitano in tutte le occasioni nelle quali arrivano in zona circhi con animali.

In alcune culture e religioni orientali, in particolare l’induismo ma non solo, l’elefante gode di grande rispetto perché associato alla divinità.

Gli induisti venerano Ganesha, “Signore dei Gana”, un dio benevolo con la testa da elefante che ha il compito di rimuovere tutti gli impedimenti e gli ostacoli che il fedele incontra lungo il cammino della vita.

Per questo è invocato come protettore dei viaggi, degli esordi, delle soglie e dei passaggi di ogni sorta, e in generale come portafortuna in occasione di qualunque iniziativa.

Ganesha è anche il patrono degli scrittori perché la tradizione vuole che sia stato lui a mettere per iscritto il Mahabharata, l’immenso poema epico indiano, sotto dettatura del suo compositore, il veggente Vyasa, servendosi di una zanna come stilo.

Circolano tante storie che spiegano il motivo per cui Ganesha abbia la testa di un pachiderma.

Secondo un famoso mito, il dio sarebbe nato dalle impurità della pelle di Parvati, la sposa del dio Shiva, che lo creò per metterlo a guardia della sua stanza da bagno.

Era un bellissimo fanciullo, che assolveva il suo compito con rigore, e perciò, quando Shiva giunse alla porta della dea, impedì l’ingresso anche a lui.

Decisamente contrariato, Shiva, in uno degli scatti d’ira che gli sono così caratteristici, decise di sbarazzarsi del fastidioso custode decapitandolo.

Accortasi del terribile gesto del marito, Parvati, che si era tanto affezionata al suo custode, si disperò e Shiva fu costretto a rimediare mobilitando le proprie truppe, i Gana, affinché trovassero e si impossessassero della testa della prima creatura con il capo rivolto verso nord incontrata sulla loro strada.

Il caso volle che i Gana si imbattessero in un elefante addormentato proprio in quella posizione.

(Autore: Andrea Berton)
(Foto: Andrea Berton)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Articoli correlati