Il tempo ritrovato

E’ l’alibi di tanti, un po’ di tutti. Non abbiamo tempo, siamo troppo occupati, preoccupati e stressati. Le nostre giornate sono una sequenza faticosa e infinita di impegni, appuntamenti, cose da fare e da sbrigare, a partire dal lavoro quotidiano e fino alle espressioni concrete del tempo “libero” a disposizione.

Appunto, tra virgolette, perché a sentire le opinioni diffuse ormai siamo privati di ogni possibilità di avere ore e minuti preziosi da dedicare alle cose che contano davvero, alle pause necessarie di riposo, di riflessione e di leggerezza, ai momenti che edificano sul serio il nostro animo e i nostri sentimenti verso le persone e verso il mondo circostante. Non abbiamo tempo. E allora vorremmo la giornata di quarantotto ore, anche di settantadue, sentendo qualcuno. Troppo indaffarati, costretti in un vortice di occupazioni al quale non riusciamo a sottrarci, obbligati a seguire agende e programmi che non lasciano alternative, non rivelano vie d’uscita, non fanno intravvedere alternative plausibili. Tutta la nostra vita giornaliera sembra già scritta e ordinata, e nei casi più complicati sembra toglierci il respiro, privarci dell’idea stessa di una libertà da poter vivere e mettere in campo, per cercare di dare senso pieno e sapore vero alle opere e ai giorni della nostra esistenza.

Eppure, sarebbe il caso di una verifica seria a questa impostazione che sembra stringente, inevitabile, senza vie d’uscita. Servirebbe provare a mettere in moto un processo di cambiamento, per cercare di riprenderci il tempo perduto, per dare nuovo slancio alle nostre progettualità, per donare spazio e respiro alle nostre possibilità concrete di presenza e di azione, per una migliore qualità della nostra vita.

Ci viene in soccorso il testo di un’antica ballata irlandese, tratto dal volume di Gianfranco Ravasi “Le parole e i giorni”: “Trova il tempo per riflettere, perché è fonte di energia. Trova il tempo per il gioco: è il fiore della giovinezza. Trova il tempo per i libri, fondamenta del sapere. Trova il tempo di essere amabile: è una via della felicità. Trova il tempo per sognare: salirai verso le stelle: Trova il tempo per amare e godrai la gioia della vita. Trova il tempo per pregare: è la musica dell’anima”. Si tratta indubbiamente di un estratto di cospicua saggezza, di uno sguardo attento e profondo sulla reale posta in gioco nelle nostre vite, sui valori di fondo, sulla variabile “tempo” a disposizione di un approccio misurato e ricco di significati alla realtà e ai traguardi giornalieri del nostro essere uomini e donne di questa stagione non facile, inquieta, attraversata da domande radicali e da stili e atteggiamenti condivisi spesso a ritmi troppo veloci, vertiginosi, persino aggressivi.

E invece basterebbe sostare un attimo per cominciare a ragionare seriamente e a inaugurare un altro modo di essere e di fare, più calmo, meno nervoso e affaticato, convinti che vale la pena scoprire il giusto tempo per ritrovare, alla fine, la verità su noi stessi. Certo, la società è competitiva, è impostata su modelli di veloce organizzazione e rapido confronto, chiede e pretende prestazioni immediate, risposte celeri, riscontri tempestivi. Non possiamo fare diversamente, è la risposta classica, che contiene sicuramente un dato di verità. Non ci nascondiamo infatti le difficoltà, non facciamo finta di niente, non vogliamo misconoscere un dato reale, che segna e determina i tempi effettivi delle nostre vite. Eppure, basterebbe almeno non enfatizzare, non dare fiato a questa corsa troppo spesso fine a se stessa, non coltivare le perdite di tempo dedicate a cose e fatti senza grande valore, non alimentare un turbinio di sciocchezze digitali che alla fine allontanano da una comunicazione autenticamente costruttiva e sana per la vita buona di tutti. Non si può? L’abbiamo fatto, volenti o nolenti, al tempo della pandemia. Ci siamo fermati: le nostre agende si sono bloccate, la nostra avida sicurezza del futuro si è presa un fermo stop, la nostra consuetudine di definire tempi e modi su tutto e su tutti ho trovato una pausa inevitabile.

Ecco, da questa esperienza drammatica dovremmo aver imparato una consuetudine nuova con il fattore tempo, da usare senza frenesie, gustando la laboriosità, il tempo libero e lo svago in un’ottica complessiva di umanesimo ricco di valori, attitudini e significati, in pienezza. Lo ribadisce con forza e chiarezza proprio l’antica ballata irlandese, che ci invita a misurarci con una concezione del tempo legata al kairos, non al chronos, per cui vale molto lo spazio personale fatto di riflessione, di gioco, di studio, di generosità, di sogni, di amore e di meditazione.

Una rivincita dell’umano, insomma, che prende il tempo per se stesso, non da egoista, ma da soggetto che vuole assumere in libertà un percorso nuovo della propria esistenza, senza corse e senza affanni, il più possibile con un ritmo che sia rispettoso e gentile verso la mente, il cuore e lo spirito di autenticità che ognuno avverte in sé. Il dono tempo, che scandisce le nostre esistenze, è affidato alla nostra cura e alla nostra responsabilità: se faremo scelte di qualità, non perdendo tempo in cose scadenti, occupazioni banali, rincorse scriteriate a modelli negativi, saremo capaci di attivare e indicare un orologio nuovo di umanità e di socialità. Ritrovando il tempo, quello vero, quello buono, senza perdere tempo.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts