La mano sul cuore

Il video è diventato virale negli ultimi giorni attraverso social e WhatsApp, ed è approdato con foto anche sui quotidiani della stampa nazionale: il gruppo di imprenditori agricoli e residenti delle zone dell’Appennino emiliano colpite dall’alluvione, che chiedono con forza la riapertura delle strade montane di collegamento e l’intervento immediato delle istituzioni, ha toccato sul vivo tante persone in ogni parte d’Italia e ha anche commosso, con l’immagine finale delle mani sui cuori che chiedono attenzione e solidarietà morale.

La mano sul cuore, appunto. Il filmato, i volti, la voce  di questi uomini e queste donne che esprimono un disagio profondo per la loro attuale condizione di vita e di lavoro, e insieme un sentimento autentico dell’anima che chiede, si fa forza, si appella alla sensibilità e alla generosità delle persone in ascolto, colpiscono tutti per la sincerità e l’immediatezza.

In generale, noi chiamiamo il cuore come testimone dei nostri sentimenti. Mettersi la mano sul cuore vuole comunicare nel linguaggio simbolico la propria buona fede: te lo dico col cuore, appunto, perché ciò che mostro è ciò che sento.  

È interessante che ci siano studi di psicologia che confermano questo assunto: le persone che tengono la mano sul cuore tendono a essere, del tutto inconsapevolmente, più sincere. Come rilevava giustamente in un suo recente interevento David Lazzari, “tutto questo oggi lo possiamo capire grazie alla scienza. Che ha messo in luce le profonde interazioni tra vissuti psichici, emozioni e attività cardiaca, tra cervello e cuore. Il cuore con le sue funzioni elettromagnetiche, biochimiche e fisiologiche ha il compito di fornire energia e informazioni a tutto il corpo per fare ciò che serve nelle diverse situazioni”.

Il cuore “sa” ciò che serve, la verità di ciò che stiamo vivendo. La psiche può raccontare e raccontarsi un’altra storia, ma il cuore no: come affermava Blaise Pascal, “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”. La mano sul cuore, si diceva.

Durante il tempo recente della pandemia, a un certo punto, è salito improvvisamente alla ribalta perché indicato a livello internazionale come saluto migliore e più opportuno rispetto al tocco del gomito, in via prudenziale preferibile al contatto diretto tra le persone. E nell’occasione si è imposto via via anche per un significato più marcato ed esplicito di interlocuzione aperta e veritiera tra soggetti disponibili ad ascoltarsi, a dialogare, a condividere, proprio a partire da un saluto manifestato così sinceramente. 

In generale, è un gesto che tutti conoscono e tutti vedono. Un gesto semplice, facile, accessibile. Un saluto civile, non militare, alla bandiera, alla Costituzione, al Paese. Un gesto ricco di rispetto e di affetto, come quello degli sportivi prima delle grandi gare e dei tornei più importanti, al suono degli inni nazionali, ai campionati del mondo come alle Olimpiadi.

Diventa la rivelazione plateale e convincente che qualcosa di grande e sentito insieme viene custodito proprio nel cuore, laddove albergano i sentimenti che hanno a che fare con i convincimenti più intimi, con i valori irrinunciabili, con le emozioni più forti, della propria persona e dell’intera comunità.

Chi ad esempio saluta con la mano sul cuore manifesta una cura dell’altro, una disponibilità, un legame, una proiezione fuori di sé, perché è come rivelasse il suo stato d’animo attento e solidale verso la situazione concreta della persona che conosce e gli viene accanto. Certo, si può sottolineare pure un aspetto romantico, poetico, estetico di questo gesto: non mi basta dire che mi faccio carico delle vite degli altri, ma voglio anche testimoniare con questa mimica precisa che ho tutto ben presente, conservato, allineato dentro i miei pensieri e le mie azioni.

È un “di più”, di gratuità e di generosità, che voglio raccontare plasticamente per non lasciare nulla di intentato, non chiarito, non precisato a dovere. Insomma, quando lo sportivo canta l’inno nazionale con la mano sul cuore vuole dimostrare a tutti che ha profonda stima, considerazione e riconoscenza della collettività nazionale di cui rappresenta la bandiera ed è popolare “testimonial”, assumendosi di fatto l’impegno e la responsabilità di onorare al massimo la fiducia che viene in lui riposta.

Allo stesso modo, a livello personale, nei riguardi degli altri la mano sul cuore ti mette in gioco. Ti costringe a riflettere sulla ragione per cui ti metti in relazione. È un gesto potente. È un impegno a prendersi cura. È una dichiarazione di affetto, che non nasconde il cuore, ma lo protegge, come sede dei sentimenti più preziosi, delle cose più belle, dell’amore che non teme smentite.

Va’ dove ti porta il cuore” era il titolo del famoso romanzo best seller di Susanna Tamaro, divenuto il simbolo di una storia di sentimenti complessi ma reali, ai quali ci si affida nel segno della verità per la vita propria e di coloro che ci stanno accanto. Ecco, nelle relazioni autentiche e rinnovate di cui ha grande bisogno  il tempo del post – pandemia rimettiamo al centro le ragioni del cuore, che non inganna e non dice menzogne. E sarà vita buona, in pienezza, per tutti e ciascuno.  

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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