Esattamente ottant’anni fa, il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche liberavano il campo di Auschwitz e così manifestavano al mondo, per la prima volta, le immagini dell’Olocausto, dell’abisso del male, delle sofferenze infinite e inesprimibili per la Shoah di milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti nel cuore dell’Europa, durante la seconda guerra mondiale.
La Giornata della Memoria, istituita in Italia con la legge 211 del 20 luglio 2000, nasce perché non si possa mai dimenticare quello che è avvenuto, la tragedia infinita dei lager, la disumanità abominevole e l’eliminazione scientifica e sistematica delle vittime di una ideologia folle e assassina fattasi realtà attraverso le leggi razziali, le persecuzioni, le deportazioni, le uccisioni di massa di donne, uomini e bambini innocenti.
Il dovere della memoria, perché tutte le generazioni presenti e future non abbiano mai a dire che queste pagine tremende di storia non erano conosciute, non erano sapute, non erano state trasmesse nelle aule di scuola, non erano state oggetto di un ricordo condiviso collettivo. Perché nessuno può chiamarsi fuori dalla consapevolezza di un capitolo ineludibile della vicenda umana, avvolto nel dolore dei sommersi e dei salvati, ossia di coloro che sono morti per la furia cieca dell’odio e di coloro che sono riusciti a salvarsi, testimoni di una tragedia che rimane l’emblema in negativo della furia sconvolgente di sopraffazione e di prevaricazione dell’uomo contro il suo simile. Si potrebbe tradurre come l’aspirazione, il desiderio, l’auspicio, la promessa, l’impegno effettivo e concreto a un “mai più”, ovvero a far sì che tutto questo non abbia a ripetersi, attraverso un’azione quotidiana dal punto di vista morale, culturale e sociale che crei le condizioni per la pace, sempre e comunque, nel segno del rispetto reciproco, della fratellanza, dell’amicizia e della collaborazione fra le persone.
“Storia maestra di vita”, si dice, come a confermare che gli esempi, positivi e negativi, provenienti dal passato, dovrebbero insegnarci a realizzare una vita buona, a mettere in atto contenuti e stili di un’esistenza migliore, per se stessi e per l’intera comunità. Non è sempre accaduto così. Anzi, oggi ci troviamo a sperimentare conflitti sanguinosi in campo internazionale, in varie parti del pianeta, che stanno a dimostrare come l’umanità non sia ancora riuscita a debellare l’istinto dell’odio e della guerra, scegliendo le armi, le devastazioni, la cultura di morte, le efferatezze e la soppressione delle vite come risposta insensata e distruttiva alla necessità di comporre invece le diversità e le possibili incomprensioni politiche tra i popoli e le nazioni.
Proprio per questo, non si può derogare alla Giornata della Memoria, perché solo la piena conoscenza di quanto avvenuto ci mette nella condizione di capire e di operare affinché tragedie simili non abbiano più a ripetersi. Chi non sa, chi dimentica, chi non vuole sapere, chi addirittura mette in dubbio i fatti accaduti è paradossalmente condannato a ripeterli. In un futuro, vicino o lontano. Si chiama fuori, e invece rischia di ritrovarsi dentro il vortice delle nefandezze dell’animo umano, frutto di ignoranza, pregiudizi, bugie e manipolazione dell’informazione.
E allora in questa giornata speciale guardiamo con favore a tutte le lodevoli iniziative che, negli ambiti più diversi, ripropongono la verità storica di quello che è successo solo pochi decenni orsono, e che tutti vorremmo considerare un incubo definitivamente alle nostre spalle. Ma niente va dato per scontato, perché i fantasmi dell’odio assoluto posso ritornare, possiamo assistere ancora alle derive delle menti e dei cuori, le solitudini in contrasto del nostro tempo posso fare danni terribili se non mettiamo in campo una seminagione quotidiana, paziente e convincente della libertà, della democrazia, della speranza e della pace, nel segno dell’amore che condivide il dolore, autentica “bellezza che salva il mondo”, come direbbe Carlo Maria Martini.
Lo hanno ricordato benissimo musicisti, cantanti e lettori nel corso dell’evento “La farfalla gialla. Memoria e speranza” presentato ieri pomeriggio in Villa Brandolini a Solighetto proprio per la Giornata della Memoria, con il coordinamento artistico di Loredana Zanchetta e la regia dell’associazione musicale “Toti Dal Monte” e della Piccola Orchestra Veneta. Ebbene, tra versi suggestivi di ricordo dell’Olocausto e brani scelti per motivare riflessioni alte e profonde in un oggi di solidarietà e di amicizia, è passato il messaggio di una forte motivazione alla speranza, capace di spingere all’azione, di praticare il dialogo e l’ascolto, di fare il bene, di scommettere ancora in un’umanità nuova.
In pratica, per i protagonisti di questo riuscito spettacolo la memoria dell’infinita tragedia non può suscitare angoscia paralizzante, pessimismi e contrasti, ma generare una rivoluzione dei cuori e l’impegno a una vita personale e di comunità migliore, superando definitivamente il concetto e la realtà della guerra e dando voce alla prospettiva di un futuro libero da violenze e divisioni, costruito sulle basi solide di una pace sicura, stabile e definitiva, per tutti.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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