Natale di bontà e di pace

Proviamo per un momento a fermarci, a toglierci di dosso la fretta, la frenesia dei regali, l’atmosfera tutta particolare della festa più bella dell’anno in chiave consumistica, lo sfavillio delle luci, i momenti felici che appartengono ai nostri ricordi d’infanzia. Ecco, fatto tutto questo, pensiamo al significato del Natale di nostro Signore, al mistero dell’Incarnazione, alla verità di Cristo fatto uomo, che nasce in una capanna a Betlemme. Ne abbiamo fatto memoria proprio nei giorni scorsi nell’antica Abbazia di Follina, durante lo splendido concerto del Coro e Orchestra “In Musica Gaudium” diretto dal maestro Battista Pradal.

Le musiche dei più grandi interpreti del passato, insieme alle voci narranti del canto corale, hanno donato a tutti i presenti il senso profondo di questo messaggio di fede e di vita che ha letteralmente cambiato il corso della storia. Da quella notte, dall’annuncio di Gesù Bambino ai pastori, la cronologia della vicenda umana si divide nel “prima di Cristo” e nel “dopo Cristo”, a testimoniare la portata rivoluzionaria di quell’evento che ha segnato per sempre i destini dell’umanità.

La vicenda millenaria dell’”Emanuele – Dio con noi” ancora oggi stupisce e interroga, soprattutto laddove si rifletta sul contributo di questo accadimento all’idea di una civiltà ispirata ai più alti valori e ideali, intorno ai quali si possa rinnovare nel tempo attuale il primato della persona, il bene della solidarietà sociale, l’aspirazione alla pace universale. Siamo interpellati tutti, credenti e non, perché vengono sicuramente in rilievo una risposta personale e un impegno comunitario. Innanzitutto,  il primo tema di fondo è il doveroso cambio di mentalità, la conversione del cuore, l’apertura fiduciosa al prossimo, il cambiamento nella fiducia e nella bontà delle relazioni interpersonali.

A Natale sentiamo tutti questo invito, non buonista e nemmeno consolatorio: essere  migliori, più buoni, nel senso autentico della parola, non significa debolezza, concessione al più furbo e al più scaltro, arrendevolezza, ingenuità. La bontà che arriva dal mistero natalizio del Cristo che si dona a noi è quella che deriva da un profondo convincimento interiore, dall’intelligenza laboriosa di chi sceglie il bene, sempre, nonostante tutto.

Nel dinamismo, nella complessità, nelle contraddizioni del tempo moderno, è l’opzione intelligente di chi ha compreso che tutto è migliorabile e perfettibile nei vari ambienti dell’esistenza quotidiana attraverso l’atteggiamento costruttivo, l’impegno costante e paziente ad ascoltare e capire le vite degli altri, a motivare in continuazione le azioni individuali rivolte al bene di tutti e di ciascuno. E’ il segreto autentico della bontà, non quella occasionale e momentanea della festa del 25 dicembre di ogni anno, magari melensa e impregnata dell’aurea commerciale dei regalia tutti i costi, ma quella perseverante e convincente, valida dodici mesi, che deriva proprio dall’aver accolto sin in fondo il messaggio di verità dalla notte straordinaria di Betlemme.

E’ la bontà che va difesa, tutelata, protetta, perché non ci siano lupi rapaci, cattivi e invidiosi che si approfittano di questo approccio umile e sorridente alla vita delle persone, violando e ferendo  tanta bellezza che alberga nei cuori di persone speciali. Sono tante queste ultime, molto più numerose di quelle che possiamo pensare, molto brave a compiere i loro doveri individuali, in ogni settore: esse rappresentano il segreto, la chiave di volta, la ragione decisiva del progresso dell’umanità, comunque, in misura superiore al male che pur ci affligge, ci inquieta, spesso ci lascia muti e sgomenti nel dolore.

E’ la vittoria moderna di Abele su Caino, che parla con i fatti eloquenti, con la carità delle parole e dei gesti, con il senso di pienezza che deriva dal riuscire a svolgere i propri compiti al meglio, e al tempo stesso a donare il “di più” che contribuisce a cambiare il mondo. In silenzio, ovunque, senza clamore e telecamere, spesso con il volontariato e la dedizione generosa e cordiale a chi più soffre, è più fragile, rischia di rimanere indietro, patisce il distacco e la solitudine rispetto alla vita sociale. Sono le cronache buone di tutti i giorni, anche quelle della festività del Natale, nella quale sono in molti a condividere  attenzione e convivialità con le persone in difficoltà,  animati  proprio da questo spirito di solidarietà autentica. 

E il passo dalla dimensione puramente soggettiva a quella più larga, comunitaria, di bene comune, è presto fatto: non può che essere così, perché nessun uomo è un’isola, nessuno si salva da solo, solo insieme possiamo garantire il futuro di tutti, nella libertà, nella giustizia e nella pace. La pace, appunto, mai così desiderata, auspicata, agognata come in questo tempo a livello planetario, visti i tragici conflitti esistenti, la brutale attualità di guerre che insanguinano popoli e territori, la devastante ferocia di uomini che sono travolti dall’ansia di uccidere, dominare, sopraffare a tutti i costi altri uomini, senza alcuna pietà per i civili, perpetuando anche nel terzo millennio i conflitti armati che rappresentano una sconfitta rovinosa per l’intera umanità.

Oggi, più di sempre, desideriamo la pace, desideriamo un Natale di pace. Solo dai nostri comportamenti individuali, ispirati a sentimenti di autentica bontà, stabile, non passeggera ed effimera, potranno arrivare i presupposti per una società davvero libera e pacifica, intessuta dall’ordine equilibrato di valori fondamentali di rispetto, coesione e fraternità. E proprio guardando all’umiltà e alla bellezza del Presepe, in questa Festività del Natale, arriva per tutti e ciascuno l’augurio sentito di vera bontà e di pace sincera, per i nuovi giorni del tempo migliore che verrà, atteso, sperato e amato.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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