Oggi la festa del Corpus Domini: il rito della processione tra fede, devozione popolare e petali di fiori. I felici ricordi dei bambini della Prima Comunione

Oggi la festa del Corpus Domini
Oggi la festa del Corpus Domini

A che cosa fa pensare la festa del “Corpus Domini” – Il Corpo del Signore -, sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare, sia per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sia per lo stile della celebrazione? Di certo mette in moto i ricordi dell’infanzia, fa rivivere momenti felici della stagione delle scuole elementari, rievoca i sentimenti che erano nel cuore soprattutto al tempo della Prima Comunione.

Come dimenticare infatti la trepidazione e la gioia per quella giornata davvero speciale, che per una serie di generazioni voleva anche dire “vacanza da scuola” perché festa a tutti gli effetti, anche civili? Significava un momento pubblico rilevante per tutti i bambini che avevano ricevuto l’Eucaristia per la prima volta.

Oggi, come allora, voleva dire indossare ancora la veste bianca della Prima Comunione per andare in processione al Corpus Domini, non senza aver ricevuto gli ammaestramenti dalle catechiste, dai genitori, molto spesso dalle suore pie e zelanti delle varie congregazioni che per tanti decenni sono state presenze amatissime pressoché in ogni parrocchia, fondamentali e di riferimento per l’educazione umana e cristiana delle giovani generazioni.

Ma perché tutta questa attenzione e preparazione per l’evento del Corpus Domini, allora come oggi, anche perché ai nostri giorni la tradizione continua, pur se in un contesto religioso e culturale profondamente mutato? Certamente perché la festa del Corpus Domini ha sempre avuto come dimensione propria e originale la manifestazione pubblica della fede, la solennità della celebrazione, la grande partecipazione dei fedeli, l’intensità dei canti e delle preghiere, in tante parti le vesti preziose e particolari dei “cappati” che sorreggevano il baldacchino sotto il quale guidava la funzione il sacerdote di turno, impegnato a tenere fra le mani l’ostensorio con l’ostia benedetta.

Tutto questo, certamente, ma per i bambini di Prima Comunione qualcosa in più, e di veramente importante: la tradizione loro affidata di portare ciascuno in mano una cesta ben adornata di fiocchi e veli contenente i petali di fiori primaverili, a cominciare dalle rose multicolori, e l’impegno a spargere lungo le vie del paese questi segni floreali di onore e di bellezza in omaggio al Signore che attraversa la comunità e incontra simbolicamente tutte le persone che riconoscono il suo essere Corpo e Sangue mistico donato a tutti.

Quanta cura nella preparazione dei cesti e nella raccolta dei petali dei fori nei giardini, con mamme e nonne a fare da assistenti e garanti che tutto procedesse per il meglio. E poi il momento di indossare la veste candida e di andare in chiesa, la preoccupazione di fare tutto per bene, di essere ordinati e silenziosi in processione, di resistere seri agli sguardi amorevoli di familiari e parenti, di misurare la quantità di petali sparsi lungo tutto il percorso, con la gioia contenuta per la bellezza di queste piazze e vie multicolori, con tanti lumini accesi alle finestre e piante di fiori a fare bella mostra nei vari luoghi di passaggio del corteo. Ecco il Corpus Domini, ieri come oggi.

La Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, come detto più conosciuta in Italia con l’espressione latina Corpus Domini, “Corpo del Signore”, è una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa cattolica. Essa ricorre il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste: per l’anno in corso 2023, proprio oggi 8 giugno. Si tratta pertanto di una ricorrenza “mobile”, che non cade sempre nello stesso giorno dell’anno, in quanto direttamente collegata alla data della Pasqua. Il Corpus Domini si celebra il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità.

A Orvieto, dove fu istituita, e a Roma, dov’è presieduta dal Papa, la celebrazione si svolge infatti il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. A Roma la celebrazione inizia nella Cattedrale di S. Giovanni in Laterano, per poi concludersi con la processione tradizionale fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Nella stessa data si celebra in quei Paesi nei quali la solennità è anche festa civile: nei cantoni cattolici della Svizzera, in Spagna, in Germania, Irlanda, Croazia, Polonia, Portogallo, Brasile, Austria e a San Marino. In Italia e in altre nazioni il giorno festivo di precetto si trasferisce alla seconda domenica dopo Pentecoste, in conformità con le Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario.

Nella riforma del rito ambrosiano, promulgata dall’Arcivescovo di Milano il 20 marzo 2008, questa festività è stata riportata obbligatoriamente il giovedì della II settimana dopo Pentecoste con la possibilità, per ragioni pastorali, di celebrarla anche la domenica successiva. Numerose diocesi, in Italia, continuano a proporre ai fedeli la celebrazione e la processione eucaristica, a livello diocesano, il giovedì, lasciando per la domenica la celebrazione e la processione parrocchiale. La festa del Corpus Domini è nata nel 1246 in Belgio a seguito della visione mistica di una suora di Liegi, la beata Giuliana di Retìne, dopo il miracolo di Bolsena nel quale dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue, simbolo della presenza del Corpo di Cristo.

Due anni dopo fu istituita ufficialmente dal Papa Urbano IV ed è caratterizzata dalla processione eucaristica che percorre le vie delle città e dei paesi, recando in maniera solenne l’ostensorio che mostra l’Ostia consacrata, ossia Cristo che si manifesta nella sua totale presenza, corpo, sangue, anima e divinità. L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il “Pange lingua” scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.

La processione rappresenta da sempre un rito molto sentito nelle comunità cristiane, arricchito nel tempo da tradizioni popolari, come gli altarini, allestiti davanti alle abitazioni con fiori e preziose coperte ricamate, e le Infiorate, cioè le strade che diventano tappeti di coloratissimi petali, testimonianze pubbliche di fede e manifestazione della gioia di accogliere il Cristo nella vita quotidiana. Le origini delle Infiorate si fanno risalire alla prima metà del XVII secolo. Si pensa che l’usanza di creare quadri per mezzo di fiori sia nata nella Basilica Vaticana ad opera di Benedetto Drei, responsabile della Floreria vaticana, e di suo figlio Pietro i quali usarono per la prima volta fiori frondati e minuzzati ad emulazione dell’opere del mosaico il 29 giugno 1625, festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma.

Lentamente la tradizione si diffuse in vari paesi e città, e ancor oggi le infiorate si perpetuano in molte località italiane e raggiungono notevole livello artistico: tra le più belle ricordiamo quelle di Genzano, Genazzano, Arcinazzo Romano, Ranzi, Fucecchio, Spello, Gambatesa, Noto, Agropoli, Cusano Mutri.

(Foto: Pixabay).
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