Oggi si celebra la Giornata mondiale del Rifugiato. L’Unhcr: “Oltre 100 milioni gli sfollati nel mondo”

Dal 2001 il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato al fine di cercare di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti contribuendo alla pace, ma anche alla sicurezza dei profughi.  

Si vuol sottolineare la forza e la resistenza di milioni di persone costrette a fuggire da conflitti, violenze, violazione dei diritti umani e da persecuzioni, ma anche ribadire il loro diritto ad essere protette e ricostruire la propria vita con dignità, chiunque siano e da qualunque luogo provengano.

È stata scelta questa data per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati, il trattato multilaterale delle Nazioni Unite che definisce chi siano, i diritti di chi ha ottenuto l’asilo e le responsabilità delle nazioni che lo garantiscono.

Ad occuparsi della gestione di queste persone l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che permette loro di avere protezione internazionale ed assistenza materiale. Essa ha rivelato che attualmente al mondo ci sono oltre 100 milioni di sfollati, soprattutto in seguito alla guerra scoppiata in Ucraina.

L’ Ipsos ha fatto un’indagine in merito per comprendere le percezioni e le opinioni dei cittadini su tale emergenza, scoprendo che in Italia l’80% degli intervistati è d’accordo che questi debbano potersi rifugiare in altri paesi per sfuggire a guerre e persecuzioni e solo il 16% in disaccordo.

Si ritiene che a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sia stata la crisi in Ucraina, infatti, rispetto all’anno scorso gli atteggiamenti sono diventati più favorevoli e si sono annullate alcune paure portate dalla pandemia.

Uno dei luoghi più pericolosi per tutti coloro che cercano di fuggire dal proprio paese è da molti anni a questa parte la Libia, dove di 600.000 migranti presenti al momento, solo 1662 sono riusciti a lasciare la prigione libica e altri 3000 hanno dovuto abbandonare il sogno e ritornare nei paesi d’origine con il programma di rimpatrio dell’Oim, l’Organizzazione i

Internazionale per le Migrazioni, facente parte del sistema delle Nazioni Unite.

Per tali ragioni Medici senza Frontiere ha presentato il suo rapporto “Fuori dalla Libia” che descrive i punti deboli dei meccanismi di protezione per le persone li boccate.

(Foto: web).
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