Il 31 gennaio 1995 era un bellissima giornata di sole con un cielo terso spazzato da un forte vento dal nord. In un attimo – tra lo sgomento, l’incredulità e le lacrime che ancor oggi si ricordano nel Quartier del Piave – il nuovo caseificio della Latteria Soligo, ormai ultimato e pronto per l’inaugurazione, viene divorato dalle fiamme di un incendio che investe l’intera struttura e crea una grande nube nera.
Si salva soltanto il settore dedicato ai servizi tecnologici: acqua fredda, riscaldamento e sistema di lavaggio degli impianti. La causa dell’innesco: una scintilla sprigionata da un taglio di lamiera, che infiamma alcuni liquidi detergenti impiegati nell’installazione di una cella frigo.
Se ne va letteralmente in fumo uno stabilimento la cui costruzione era iniziata nel 1992, con una superficie coperta di 8mila metri quadrati su un’area di 30mila metri quadrati, e una potenzialità di lavoro di 2.500 quintali al giorno facilmente raddoppiabili.
Per l’antica società cooperativa del settore lattiero caseario, nata nel 1883 a Soligo sotto il segno di Giuseppe Toniolo, la conta dei danni presenta numeri drammatici: si calcola in oltre 8,5 miliardi di lire il valore della perdita. Alla fine, nonostante la copertura assicurativa, il disavanzo nel bilancio 1995 ammonterà a 3,5 miliardi di lire. Che fare?
Il dolore per quanto accaduto, la tristezza e la sofferenza per un’avversità così grave e rovinosa, la preoccupazione per il futuro dell’azienda attraversano le menti e i cuori di tutta la dirigenza e di tutti i soci. Ma come si legge nel volume sulla Soligo edito a cura di Gianni Secco, “lo smarrimento dura lo spazio di una mattinata, perché lo scoramento dell’intera organizzazione trova un balsamo bonificatore nella forte fibra e determinazione del presidente Ezio Spina. Egli fa leva sul suo riconosciuto carisma per infondere in tutti i protagonisti – soci, amministratori e personale della Latteria – la necessaria energia e l’amore d’azienda per procedere rapidamente alla ricostruzione”.
Così avviene, con le doverose decisioni gestionali e gli inevitabili sacrifici di tutti: il nuovo caseificio viene completato e inaugurato nell’ottobre 1997. E’ la storia di una rinascita, dopo una perdita ingente, ricordata dal presidente Lorenzo Brugnera nel corso della conferenza stampa dei giorni scorsi nella quale è stato presentato il ricco programma di celebrazioni per il felicissimo traguardo dei 140 anni di vita della cooperativa.
È il racconto simbolo di una azienda leader della cooperazione della Marca Trevigiana che in pochissime ore decide di ripartire, di ritrovare forza e coraggio, di ridonare a se stessa vita, intraprendenza e speranza in un momento di gravissima difficoltà. E’ come se davanti ai muri anneriti e fumanti di quel nuovo caseificio – ormai inesistente, proprio nel momento in cui stava diventando realtà certa e garanzia di un futuro moderno e migliore per la produzione della Soligo – fosse stato riscritto un patto di lavoro insieme, di fiducia reciproca, di amore vero alle famiglie dei soci e delle maestranze, di cooperazione autentica a favore del territorio.
Dal dolore profondo, in un tempo straordinariamente breve, il nuovo corso di una storia esemplare, scritta nella fede, nella volontà e nell’audacia dei padri fondatori che fecero l’impresa nel 1883.
La Società Anonima Cooperativa “Latteria di Soligo” nasce infatti il 23 maggio 1883, primo presidente l’avvocato Gaetano Schiratti, cognato di Giuseppe Toniolo, l’economista beato, che raccoglie intorno a sé alcuni pionieri di questo nuovo modello d’impresa quali Domenico Boschieri, Alessandro De Toffoli, Celeste Dolce, il conte Antonio di Panigai e Bortolo Vedovati.
Decisiva la stretta collaborazione proprio con il professor Toniolo, che collabora fattivamente alla redazione dello statuto. Sin dai primi anni, risultati positivi e incoraggianti segnano l’attività della Latteria Soligo, espressione vincente di un modello innovativo di impresa, lavoro e solidarietà, in tutta l’area trevigiana ispirato al pensiero tonioliano e all’enciclica “Rerum Novarum”, capace di offrire aiuto, conforto, sostegno economico e sociale, speranza di riscatto a generazioni di uomini e donne nate e vissute con la povertà, il duro lavoro dei campi e delle stalle, i sacrifici e la lotta quotidiana per procurare i mezzi di sostentamento necessari a un’esistenza libera e dignitosa.
La nascita della Latteria di Soligo rappresentò una svolta importante per il territorio, capace di vincere a quel tempo sia la diffidenza degli agricoltori per la nuova forma socio-economica, sia le oggettive difficoltà legate alle condizioni di arretratezza in cui si trovava il comparto. E oggi si può dire che le vicende superate e i risultati ottenuti – “anche grazie alla protezione del beato Toniolo”, come ama l’attuale presidente Lorenzo Brugnera, in carica dal 1999 – per confermare nel contesto odierno di mercato le intuizioni dei promotori, e realizzare “prodotti perfetti” in un quadro di efficienza economica, hanno dato ragione ai fondatori della cooperativa solighese e ai loro successori.
È questo il carattere distintivo, il segnale eloquente, il motivo profondo che collega inscindibilmente la Latteria del 2023 a quella originaria dei fondatori del 1883: l’assunzione di un impegno e di una responsabilità verso i soci, i dipendenti, i clienti, la stessa comunità locale che non può conoscere pause, impedimenti, ostacoli e chiusure.
Una storia vera che arriva dal mondo dell’economia locale, ma che diventa simbolica della possibilità per tutti di riprendersi e risollevarsi dopo una disavventura, un lutto, una perdita, una sconfitta. Rialzare la testa, rianimare la vita, riprendere il cammino. Rinascere più forti, insieme, si può.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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