È noto principalmente per essere stato il protagonista di un brano del Vangelo secondo Giovanni (20,24-29) in cui prima dubitò della risurrezione di Gesù e poi lo riconobbe. Secondo la tradizione, si spinse a predicare il Vangelo fuori dei confini dell’Impero romano, in Persia e India, dove fondò la prima comunità cristiana. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa copta. San Tommaso è patrono degli Architetti, dei Geometri, degli Agrimensori e dell’India; nei quadri è rappresentato con una lancia in mano.
Chiamato da Gesù tra i Dodici. Si presenta al capitolo 11 di Giovanni quando Gesù decide di tornare in Giudea per andare a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli temono i rischi, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: “Andiamo anche noi a morire con lui”, deciso a non abbandonare Gesù. Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità. Lui è ben altro che un seguace tiepido. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Dopo la morte del Signore, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige di toccare con mano. Quando però, otto giorni dopo, Gesù viene e lo invita a controllare esclama: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fatto.
A metà del VI secolo, un mercante egiziano scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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