San Paolo Miki, predicatore e martire della Compagnia di Gesù, nasce attorno al 1556 a Kyoto, in Giappone, e muore il 5 febbraio 1597 a Nagasaki, sempre nel paese del Sol Levante, insieme a un gruppo di ventisei cristiani e missionari, barbaramente uccisi con lui a causa della loro fede in Dio: 6 francescani, 3 gesuiti giapponesi e 17 laici giapponesi, tra i quali due ragazzi di 11 e 13 anni.
Primo giapponese divenuto martire per la sua strenua difesa dei principi cristiani, Paolo Miki viene annoverato tra i convertiti frutto dell’apostolato della Compagnia di Gesù seguito alla prima feconda predicazione di Francesco Saverio, datata 1550.
Entrato con i voti solenni nei Gesuiti, diviene predicatore di grande valore, prima ben visto e tollerato, ma poi espulso e quindi incarcerato perché insieme a tanti altri missionari continua la sua opera di proselitismo in modo semiclandestino.
Torturato insieme ai 26 compagni trovati in prigione, viene messo a morte con loro su una collina presso Nagasaki: legati con funi sulle croci, vengono trafitti al cuore da due lance incrociate.
Tra gli altri santi venerati il 6 febbraio: Santa Dorotea, Vergine e martire, e Sant’Alfonso Maria Fusco, sacerdote.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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