La più antica testimonianza relativa ai santi martiri Nereo e Achilleo è l’epigrafe fatta affiggere presso la loro tomba sulla via Ardeatina, da papa Damaso (366-384), nella quale i due vengono descritti come servi di un non precisato tyrannus, martirizzati subito dopo la loro conversione al cristianesimo.
La ricostruzione del testo, in base ai frammenti conservati presso la basilica dedicata ai due martiri, e altre testimonianze letterarie più tardive, inducono a situare il martirio di Nereo e Achilleo nel I secolo. Un quadro tutto diverso ci viene invece offerto dalle successive leggendarie Gesta SS. Nerei et Achillei, dove i due martiri sono presentati come eunuchi della nobile romana Flavia Domitilla.
Arruolati come soldati erano pronti ad obbedire agli empi comandi del magistrato ma, convertitisi al vero Dio, gettati via scudi, armature e lance, lasciarono l’accampamento e, confessando la fede in Cristo, godettero del suo trionfo. In questo giorno a Roma i loro corpi furono deposti nel cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina.
Pancrazio nacque in una città della Frigia, in Asia minore, al tempo degli imperatori Diocleziano e Massimiano, da genitori pagani di nobile origine. Rimasto orfano, passò sotto la tutela dello zio paterno, e insieme si trasferirono a Roma, dove il giovane possedeva parte dei suoi beni. Entrambi attratti dalla fama di papa Cornelio, furono da lui istruiti nella religione cristiana e battezzati. Pochi giorni dopo il battesimo lo zio di Pancrazio morì.
Scoppiato un tumulto contro i cristiani, Diocleziano ordinò la loro cattura e la condanna a morte senza processo. A motivo della sua nobile origine, Pancrazio ebbe un trattamento di riguardo e fu condotto davanti all’imperatore, che gli promise salvezza se avesse ripudiato la fede cristiana. Pancrazio, benché giovanissimo − aveva quattordici anni − non si lasciò persuadere. Fu condannato a morte, e la sentenza fu eseguita sulla via Aurelia.
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