Nacque nell’Alto Egitto, nel 287 d.C., da genitori pagani. Arruolato a forza nell’esercito imperiale all’età di vent’anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute. Protetti dall’oscurità, la sera alcuni cristiani recarono loro un po’ di cibo. Il gesto degli sconosciuti commosse Pacomio, che domandò loro chi li spingesse a far questo.
La risposta dei cristiani fu: “Il Dio del cielo”. Quella notte Pacomio pregò il Dio dei cristiani di liberarlo dalle catene, promettendogli in cambio di dedicare la propria vita al suo servizio. Tornato in libertà, adempì al voto aggregandosi a una comunità cristiana di un villaggio del sud, l’attuale Kasr-es-Sayad, dove ebbe l’istruzione necessaria per ricevere il battesimo. Per qualche tempo condusse vita da asceta, dedicandosi al servizio della gente del luogo, e poi si mise per sette anni sotto la guida di un vecchio monaco, Palamone.
Durante una parentesi di solitudine nel deserto, una voce misteriosa lo invitò a fissare la sua dimora in quel luogo, al quale presto sarebbero convenuti numerosi discepoli. Elaborò la più antica “regola” per la vita comunitaria nota ad oggi ed è considerato il fondatore della prima abbazia, nel 320 circa, presso Tabennisi nella regione della Tebaide.
Egli rimase abate dei cenobiti per circa quarant’anni. Quando contrasse una malattia epidemica, probabilmente la peste, chiamò i monaci, li rafforzò nella fede e nominò il suo successore. Morì il 14 Pashons, 64 A.M. (anno mundi), cioè il 9 maggio 348. Alla morte dell’abate Pacomio, i monasteri maschili erano nove, più uno femminile. Del santo resta sconosciuto il luogo della sepoltura. Pacomio viene venerato come santo da diverse chiese cristiane, tra cui la cattolica, la ortodossa e la copta.
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