La vita di Faustino e Giovita viene ricostruita con l’aggiunta di diversi elementi leggendari che compaiono nella fonte “legenda maior”. Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri che, convertiti al cristianesimo, furono tra i primi evangelizzatori del Bresciano e che morirono martiri tra il 120 d.C. e il 134 d.C. al tempo dell’imperatore Adriano.
La tradizione arricchisce di particolari il loro martirio. La loro conversione viene attribuita al vescovo Apollonio, lo stesso che poi ordina Faustino presbitero. Si dedicarono alla predicazione ottenendo abbondanti frutti, ma tanta passione evangelizzatrice non poteva restare a lungo nascosta: un certo Giuliano li denunziò e li fece arrestare.
Il loro successo nella predicazione li espose all’odio dei maggiorenti di Brescia che invitarono il governatore della Rezia, Italico, a eliminare i due con il pretesto del mantenimento dell’ordine pubblico. La morte di Traiano, promotore della persecuzione, ritarda però i piani del governatore che, approfittando della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano, denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana.
Diversi eventi miracolosi li risparmiarono dalla morte e spinsero numerosi pagani, tra cui anche la moglie di Italico, Afra, a convertirsi. Arrivò comunque il tempo in cui furono dati in pasto alle bestie feroci ma queste si accovacciarono ai loro piedi, sfiorandoli dolcemente.
A nulla valsero le urla, le istigazioni dei domatori e del popolo, a nulla valse il prolungato digiuno delle belve: non era ancora scoccata l’ora di Dio. Tratti fuori dal circo, furono portati a Milano e da Milano a Roma; quindi a Napoli, sempre assoggettati a tormenti d’ogni specie. Ma Faustino e Giovita pregavano e tacevano, e il Signore dava loro la forza per resistere e vincere. Infine vennero decapitati a Brescia.
Nella giornata di oggi 15 febbraio, in terra di Francia, si venera anche Santa Giorgia, vergine.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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