Crisante e Daria erano due nobili sposi romani ricchi di doti naturali e di ricchezze. Conosciuta la religione cristiana, il marito ebbe cura di istruire anche la sua sposa Daria e questa, abbracciata la fede cattolica, fu tutto zelo col marito per conquistare alla verità le matrone romane che aveva modo di avvicinare. Il loro zelo e la loro opera furono efficacissimi tra la moltitudine dei pagani, e le conversioni furono innumerevoli sia tra gli uomini per opera di Crisante, che fra le donne per opera della sua santa sposa Daria.
In tempo di persecuzione, essendone venuto a conoscenza di questi eventi il prefetto Cirino, furono fatti arrestare e dati in mano al tribuno Lisia perché facesse loro rinnegare la fede ed in caso contrario li giustiziasse.
Arrestati dai soldati del prefetto, furono entrambi sottoposti ai tormenti. Ma la loro invincibile costanza trionfò di ogni ostacolo. Incatenati mani e piedi e gettati in una tetra prigione, ebbero per miracolo spezzate le catene. Allora furono esposti ai cocenti raggi del sole immobilizzati in una pelle di bue: ma anche questo supplizio non li fiaccò, per cui trasportati di nuovo in carcere furono nuovamente stretti da catene.
Però anche questa volta il Signore spezzò i loro ceppi, ed una luce vivissima illuminò il loro tetro carcere. Vedendo che nulla poteva rimuoverli dalla loro fede, il giudice li fece condurre in una arenaria di via Salaria, e quivi scavata una fossa vi furono immersi fino al capo e poi lapidati dalla turba dei fanatici pagani. In tal modo essi dettero a Gesù la loro suprema testimonianza di fedeltà e amore. I loro corpi, raccolti religiosamente dai fedeli, vennero custoditi come preziose reliquie e sepolti nelle catacombe in mezzo ai loro fratelli di fede.
Beato Carlo Gnocchi, sacerdote
Nato da una povera famiglia in provincia di Milano e diocesi di Lodi nel 1902. Entrato nel Seminario della diocesi di Milano, venne ordinato prete nel 1925. Dopo alcuni anni come assistente di oratorio, venne nominato assistente spirituale dell’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, partì come cappellano militare volontario per il fronte greco–albanese, per condividere la sorte dei suoi giovani. Ritornò nel 1942 ma, nello stesso anno, partì per la Russia con gli alpini della Tridentina.
La drammatica esperienza della guerra e della ritirata dei soldati italiani lo spinse a riflettere sul mistero del dolore, specie negli innocenti e nei bambini. Si dedicò quindi a una grandiosa opera di carità nei confronti degli orfani di guerra e dei mutilatini. Malato di tumore, morì il 28 febbraio 1956, dopo aver donato le proprie cornee a due ragazzi ciechi, in un’epoca dove i trapianti d’organi non erano ancora regolamentati.
È stato beatificato sotto il pontificato di papa Benedetto XVI il 25 ottobre 2009 in piazza del Duomo a Milano. I suoi resti mortali sono venerati dal 2010 sotto l’altare della chiesa a lui intitolata, annessa al Centro «Santa Maria Nascente» della Fondazione Don Gnocchi in via Capecelatro 66 a Milano.
(Foto: web).
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