E’ una delle sante più note della Chiesa romana, nonostante le scarse notizie storiche sulla sua vita. Il suo nome compare nel Canone della Messa. Le uniche testimonianze certe attestano la sua giovinezza, il suo martirio, la sua sepoltura nel cimitero sulla via Nomentana e l’autenticità delle sue reliquie. Agnese è vittima di un doppio martirio: per la castità e per la fede.
Secondo una delle leggenda, appena tredicenne viene chiesta in sposa per la sua straordinaria bellezza da Sifrinio, figlio del prefetto di Roma, Sempronio. Il giovane, per conquistarla, le promette ogni ricchezze e onore, ma Agnese gli risponde che ama e amerà solo e per sempre Cristo. Sifrinio la denuncia come cristiana. Sempronio, al netto rifiuto da parte di Agnese di accendere il fuoco sull’altare della dea Vesta, la fa condurre nuda su di un carro per le vie di Roma. Vuole condurla in un lupanare, ma i suoi capelli si allungano in modo da coprirla come un mantello.
Arrivata al lupanare, la sua verginità è difesa da un angelo, che fa sprigionare dalla sua persona una luce così intensa da accecare chi osa avvicinarla. Viene poi condannata al rogo nello stadio Domiziano (odierna piazza Navona), ma le fiamme si spengono spontaneamente. Desiderando unirsi eternamente a Cristo, viene esaudita: dopo aver pregato, si compone la veste e con calma e coraggio piega la testa; il carnefice tremante la sgozza come un agnello, mentre lei invoca il Signore. E’ circa l’anno 304 dopo Cristo.
Sul luogo del suo sepolcro sulla via Nomentana, nel IV secolo, Costantina, figlia di Costantino, fa edificare una basilica. Più volte ricostruita, ancora oggi è una tra le più importanti chiese romane. La sua festa è celebrata il 21 gennaio fin dal 354.
L’iconografia la ritrae con a fianco un agnello, a ricordo del suo nome e del sogno fatto dai suoi genitori, in cui Agnese, otto giorni dopo la sua morte, appare con un bianco agnello tra le braccia. In onore a questa visione, ogni anno il 21 gennaio vengono offerti ai canonici della chiesa romana di Sant’Agnese Fuori le Mura due agnelli bianchi, per essere benedetti e poi donati al papa. Il pontefice, a sua volta, li affida alle Benedettine di Santa Cecilia che utilizzano la bianca lana per fare i “pallii” che il papa invia ai nuovi arcivescovi.
(Foto: Wikipedia).
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