Santi, beati e ricorrenze di oggi, sabato 25 giugno: Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Il promotore della festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria fu S. Giovanni Eudes (1601-1680), che già verso il 1643 la cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione. Nel 1668 la festa e i testi liturgici furono approvati dal cardinale legato per tutta la Francia, mentre Roma si rifiutò più volte di confermare la festa. Fu solo dopo l’introduzione della festa del S. Cuore di Gesù nel 1765, che verrà concessa qua e là la facoltà di celebrare quella del Cuore di Maria, tanto che anche il Messale romano del 1814 la annovera ancora tra le feste “pro aliquibus locis”. Papa Pio XII estese nel 1944 la festa a tutta la Chiesa, a perenne ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942. Il Culto del Cuore Immacolato di Maria ha ricevuto un forte impulso dopo le apparizioni di Fatima del 1917. San Giovanni Eudes, nei suoi scritti, non separa mai i due Cuori di Gesù e di Maria e sottolinea l’unione profonda della madre col Figlio di Dio fatto carne. La Liturgia della festa sottolinea il lavorio spirituale del cuore della prima discepola di Cristo e presenta Maria come protesa, nell’intimo del suo cuore, all’ascolto e all’approfondimento della parola di Dio.

San Massimo di Torino, Vescovo

Massimo guidò la diocesi di Torino, di cui è considerato il fondatore, nel travagliato periodo delle invasioni barbariche. Nato verso la metà del IV secolo, fu discepolo di sant’Ambrogio e di sant’Eusebio di Vercelli.

Nonostante il suo carattere mite, che traspare dalle “Omelie” e dai “Sermoni” a noi pervenuti, propose ai suoi fedeli un esempio di fermezza. “È figlio ingiusto ed empio – così li spronava a non lasciare la città – colui che abbandona la madre in pericolo. Dolce madre è in qualche modo la patria”. Li esortava anche a mantenersi irreprensibili nei costumi e a non confidare in superstizioni come l’invocazione della luna. La data della sua morte non è certa: avvenne tra il 408 e il 423. Nella lista dei vescovi torinesi figura al primo posto, semplicemente in quanto non è storicamente accertata la presenza di suoi eventuali predecessori. Indubbiamente una grande fama di santità circondò il vescovo Massimo già in vita e la venerazione nei suoi confronti fu perpetuata dai fedeli dopo la sua morte.

Il suo culto non incontrò però purtroppo particolare fortune nei secoli successivi. A Collegno ancora oggi sorge un’antica chiesa e ciò ha portato a supporre che essa avesse accolto per motivi ignoti la tomba di San Massimo, anche se dopo vari scavi archeologici nulla è mai venuto alla luce. A Torino solo nel XIX secolo gli furono dedicati un edificio sacro e la strada ad esso adiacente e sempre in tale secolo si tentò un processo per attribuirgli il prestigioso titolo di “Dottore della Chiesa”.

Solo dal 2004 nella Basilica Cattedrale Metropolitana di San Giovanni Battista, in occasione del rinnovo degli arredi liturgici del presbiterio voluto dall’arcivescovo cardinal Severino Poletto, San Massimo è stato raffigurato sulla nuova cattedra episcopale destinata ai suoi successori. Recentemente anche la nuova parrocchia ortodossa russa di Torino è stata a lui dedicata.

(Foto: archivio Qdpnews.it – web).
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