Dapprima abate di San Sinforiano di Autun, eletto poi alla sede di Parigi, mantenne uno stile di vita monastico, dedicandosi a una fruttuosa opera di cura delle anime. La vita di san Germano è nota soprattutto attraverso la biografia scritta dal suo amico Fortunato di Poitiers.
I documenti più attendibili, relativi soprattutto alla fondazione dell’abbazia di S. Germano e ai primi tempi della sua storia, sono scomparsi all’epoca delle invasioni normanne, alla fine del IX sec., e non è quindi possibile effettuare su di essi un controllo severo.
Germano, nato ad Autun (Francia) verso la fine del V sec., sarebbe stato vittima di due tentativi di assassinio, a cui sfuggì miracolosamente: il primo per una minaccia di aborto mentre la madre lo attendeva, e il secondo poco dopo per avvelenamento. Doveva essere di famiglia relativamente agiata dato che proseguì negli studi ad Avállon.
Per quindici anni abitò presso un parente, Scopillone, in una località di incerta identificazione: Laizy (Saoneet-Loire), o Lucey (Cote-d’Or). Già in quest’epoca, senza dubbio, doveva condurre vita eremitica, usanza assai frequente nella Francia del V e VI sec.
Richiamato da Agrippino, vescovo di Autun, fu ordinato diacono e poi, tre anni dopo, prete. Il successore di Agrippino, Nettario, gli affida la direzione del monastero di S. Sinforiano che egli risolleva, non senza difficoltà, dalla decadenza.
Partecipò ad alcuni grandi avvenimenti della Chiesa di Francia: il concilio di Tours del 567, i concili di Parigi, tra cui quello del 573, e la consacrazione del vescovo Felice di Bourges nel 570.
Germano morì il 28 maggio 576 e fu inumato nella cappella di san Sinforiano attigua alla chiesa abbaziale, in una tomba decorata, verso il 635, da san Eligio, consigliere di re Dagoberto.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Wikipedia).
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