Tante piccole cose

Tante piccole cose

Col passare degli anni, ci accorgiamo che dimostrano nei fatti tutto il loro valore e la loro sorprendente attualità una serie di insegnamenti sugli eventi e le scelte della vita che ci erano stati consegnati in famiglia al tempo della nostra giovinezza. Erano stagioni vitalissime e al più spensierate, nelle quali gli ammonimenti e i richiami dei genitori a concrete attenzioni sul modo migliore di stare al mondo sembravano a volte troppo prescrittive, severe, esigenti, anche noiose nel loro ripetersi in vari momenti speciali della nostra crescita personale e di comunità.

E invece… invece oggi proprio questi frammenti, queste lezioni in breve, questi consigli accorati e stringenti di mamme, papà, nonni e stretti congiunti di allora riappaiono nella loro innegabile verità e nella loro stupefacente freschezza.

“Tante piccole cose fanno la perfezione, e la perfezione non è una piccola cosa”: di fronte a trascuratezze, disordine, mancanza di cura e rispetto, scarsa attenzione per le vite degli altri, pressapochismi e dissipazioni che sembrano caratterizzare l’esistenza quotidiana nelle relazioni fra le persone, il richiamo di allora ai più piccoli – che veniva ripetuto in varie occasioni – all’idea di perfezione nel comportamento individuale potrebbe sembrare oggi fuori luogo, troppo alto e impegnativo, probabilmente fuori tempo.

Ma dobbiamo intenderci: il riferimento alla perfezione andava nel segno di una misura alta della vita personale, ispirata a principi importanti, seria e credibile nel suo sviluppo formativo sino alla maturità, non certo a considerazioni eccezionali, straordinarie o inarrivabili del proprio stare nel mondo.

E di che cosa può essere intessuta questa attitudine a migliorarsi continuamente sul piano individuale, e a rendere nel contempo più attraente, bella e umana la vicenda complessiva della comunità circostante, secondo le famose regole di condotta impartite a suo tempo? Di tante, piccole cose, che coltivate e riunite insieme non possono che dare alla fine l’idea di una pienezza superiore, di un ben essere e di un buon vivere che alimentano nel profondo la felicità di tutti e di ciascuno.

E se volessimo andare alla scoperta di queste piccole cose, cercando nella nostra esperienza di ogni giorno? Avremmo solo l’imbarazzo della scelta. Si potrebbe partire dalla cura per i propri doveri quotidiani, senza cedere alla tentazione di fare tutto senza amore, senza passione, con la fretta e con il solo calcolo della convenienza. Sembrerebbero concetti astratti,  e invece tutti noi paghiamo costantemente in negativo le conseguenze di comportamenti distratti, svogliati e sbrigativi da parte di alcuni nostri interlocutori sui posti di lavoro o negli ambienti della burocrazia.                                                             

Qualcuno si è spinto in passato a definire “l’approssimazione come inizio di ogni deriva”, proprio ragionando sugli esiti deteriori di questi modi incerti e poco rispettosi nei confronti delle istanze che arrivano dalle persone. Serve un “di più” di umanità, uno sguardo comunque attento e partecipe su chi ci sta accanto, con la disponibilità vera a comprendere nel concreto le situazioni e a rendersi effettivamente utili per quanto viene richiesto. E poi? In generale, arrivano le “piccole cose” legate alla gentilezza, al tono di voce, al saluto, al sorriso, alla preoccupazione sincera per i dolori e le fatiche di quanti sono più vicini a noi. E dentro casa? In cima, per i genitori, esisteva soprattutto il pensiero che nessuno “viveva in albergo”, e che quindi tutti dovevano contribuire, senza eccezione alcuna, alla gestione condivisa, partecipata e solidale dei lavori domestici, iniziando dalla cura per la messa in ordine dei propri effetti personali, la pulizia, la collaborazione per le faccende e le manutenzioni.

Tutto doveva essere fatto senza lamentazioni, critiche e proteste, ma con semplicità e tranquillità, quasi con adesione “spontanea”, adempiendo a quel senso del dovere che diventava espressione e garanzia di una “perfezione” realizzata non da soli, ma insieme. Inoltre, sempre all’interno delle dinamiche familiari, le “piccole cose” erano raccomandazioni sulla necessità che l’accoglienza delle persone in visita fosse sempre cordiale e paziente, con particolare attenzione, rispetto e calore per gli anziani e quanti avessero manifestato difficoltà di vario genere.

Quindi, stop a baruffe, rivendicazioni, conflittualità e beghe con i coetanei di quartiere, perché la pace sociale è un bene inestimabile, e comincia proprio dalla capacità di andare d’accordo con tutti  coloro che abitano vicino a casa nostra e che frequentiamo per ragioni normali di vita. Altre piccole cose?

L’educazione, sempre e comunque, espressione di un cuore gentile e di un rispetto profondo per ogni persona, anche attraverso il piacere di conversazioni che siano prive di cattiverie, parolacce e volgarità. Ancora, il decoro dell’ambiente circostante, e la pulizia di ogni spazio, come fosse domestico, come fosse proprio, perché l’amore alla comunità nasce e si sviluppa proprio attraverso un’alta considerazione del bene pubblico, dei beni comuni, del patrimonio dell’intera collettività, da custodire e conservare nella sua integralità.

Solo alcuni esempi di “piccole cose”, che però messe tutte insieme, in ogni tempo, in ogni luogo, coltivate con costanza dai singoli di ogni età,  mettono in evidenza uno stile che “resiste” alle negatività ricorrenti dei nostri giorni, e vanno a formare una mentalità diversa, migliore, encomiabile nella sua capacità di costruire relazioni autentiche di pienezza e di felicità. Una nuova umanità, insomma: una grande cosa, non una piccola cosa.    

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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