Novembre 1919, Bigolino di Valdobbiadene si ribella: “Maledetta per sempre la guerra!”

La guerra è finita il 4 novembre 1918, i profughi ritornano pian piano nelle loro case distrutte, le famiglie hanno perso tutto. Bigolino di Valdobbiadene (nella foto sopra nel 1918),  insieme a San Vito, è la frazione comunale che ha subìto le più gravi conseguenze dei bombardamenti italiani: è un cumulo di macerie. Ai contadini manca il bestiame, perché è stato macellato dagli invasori, le stalle sono crollate, i campi tempestati di bombe inesplose e di profonde buche, il cibo appena sufficiente.

Stufi di innumerevoli promesse mai mantenute, nel novembre 1919 quattrocento ex combattenti, in gran parte di Bigolino, alzano la voce e le mani. Non ne possiamo più!  Si ribellano all’amministrazione comunale di Valdobbiadene e rivendicano i loro diritti di soldati e di profughi.

Una mattina di fine novembre invadono il municipio di piazza Maggiore e pretendono immediate risposte: “Entro una settimana vogliamo che il sussidio per i bisognosi sia pagato 90 centesimi al giorno. Vogliamo che agli ex combattenti venga subito versata l’indennità speciale di lire 3.33 al giorno e per 90 giorni. Che sia assegnato gratuitamente ad ognuno di noi un letto con materassi di lana, lenzuola e coperte. Che a tutti quelli che, prima della guerra, emigrarono in Germania sia corrisposto un sussidio speciale di lire 100”.

Valdobbiadene piazza grande guerra


I dimostranti malmenano il segretario comunale, Luigi Becce, accusandolo di aver truffato la popolazione di Valdobbiadene insieme al commissario prefettizio, trattenendo parte dei sussidi destinati alla popolazione.

Drammatica la relazione inviata al Prefetto di Treviso il 25 novembre 1919: “Si accaniscono contro il Segretario, invitandolo con minacce a tirar fuori i biglietti da mille rubati, coprendolo di tutte le più volgari ed atroci ingiurie, non rispettando neppure le famiglie, mettendogli i pugni sotto il viso, minacciandolo di capovolgere i tavoli, di dar fuoco al palazzo municipale, di gettare gli impiegati dalle finestre”.


Solo l’intervento del maresciallo dei Carabinieri salvò dal linciaggio il segretario comunale: “La indecente e barbara scena durò per oltre due ore, senza la presenza di un milite della benemerita arma”.

Valdobbiadene bigolino piazza


A Valdobbiadene un episodio del genere non era mai accaduto, ma l’esasperazione era tale da innescare una rivolta del tutto inimmaginabile. Da ormai un anno gli impiegati comunali erano insultati e venivano tacciati come “succhiatori del sangue dei poveri”.  La gente era stanca e se la prese con gli “statali”, anche se rispondevano a direttive nazionali.

Questa è una delle innumerevoli storie del dopo 4 novembre 1918, sono rimaste volutamente nell’ombra. È ora di raccontare la verità. “Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi, la Pace non trovò né oppressi né stranieri”,  recita l’ultima strofa della canzone del Piave. “Maledetta per sempre la guerra”,  dissero i sopravvissuti, militari e civili.

(Fonte e foto: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Fonte documentale: Archivio di Stato di Treviso, fondo Gabinetto di Prefettura).
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