“Quanto sono alta? Beh non tanto, circa 1,80”. Nella vita molte cose sono relative, e tra queste c’è sicuramente l’altezza delle persone. Provare per credere chiedendo quanto è alta a Margherita Bianchin, azzurra di beach volley originaria di Salgareda e anche in questa stagione agonistica della pallavolo su sabbia 2 contro 2 impegnata a disputare tornei in tutto il mondo con la maglia – pardon il costume sportivo – dell’Italia.
Abbiamo intercettato Margherita dopo la medaglia d’argento conquistata insieme alla compagna di squadra Claudia Scampoli dopo il torneo di Pingtan, in Cina e prima di un altro appuntamento “forte” di questa stagione come i Campionati europei.
La prima cosa che emerge, parlando con la beacher mancina trevigiana, è quella di un forte attaccamento alla terra d’origine. “Sono molto legata al mio territorio – premette Bianchin – ma, anche per mia scelta, sono stata spesso all’estero o a Roma. Sono andata via di casa a 14 anni ma sono sempre contenta di tornare a Salgareda, mio paese natale che mi piace tantissimo. Sono legata alla mia famiglia: mia mamma è bravissima a cucinare, fa la pediatra ma potrebbe aprire un ristorante. Papà è medico legale. Non mi hanno mai imposto niente. Mio padre è uno sportivo, ha giocato a basket; mia mamma è cugina di Guido Barbazza, a cui è intitolato il palasport di San Donà di Piave”.
Nella carriera dell’azzurra c’è stata anche un’importante parentesi “americana”: “Ho frequentato le scuole superiori in varie zone d’Italia avendo nel frattempo iniziato a giocare a pallavolo a San Donà di Piave, Modena, ancora San Donà, Oderzo e Udine visto che giocavo a Martignacco. Con in tasca la maturità classica, i miei genitori mi esortavano a continuare a studiare, ma io volevo anche proseguire l’impegno nel volley. Mi contattò un’agenzia (la Sportlinx 360) dicendomi che alcune università negli Usa mi volevano. Io sono andata lì, ho preso borse di studio e una Laurea in relazioni internazionali oltre a una breve in general marketing e due master in international business e sport management. Sto ancora studiando, non smetto mai di farlo”.
Senza dimenticare, per l’appunto, l’agonismo… “Dopo aver iniziato nelle giovanili indoor in Italia ho proseguito negli Usa, dapprima a New York e poi a Miami dove ho praticato sia la pallavolo indoor che il beach, che negli Stati Uniti è uno sport molto ben strutturato. Dopo il college sono entrata nella nazionale italiana di beach, mentre iniziava la pandemia. L’indoor mi manca, è una mia passione, ma il beach mi ha dato la possibilità di stare in nazionale avendo un fisico adatto per giocare sulla sabbia. Avessi scelto l’indoor avrei disputato tranquillamente un’A2, non so però se anche l’A1 e, di conseguenza, la nazionale. Resto però quasi più appassionata della pallavolo indoor, e da brava trevigiana non mi perdo una partita dell’Imoco Volley”.
Presa la direzione della sabbia, oggi – a 29 anni compiuti venerdì e quindi nel pieno della sua maturità agonistica – Margherita può vantare un palmarès di tutto rispetto: “Ho vinto tre scudetti giovanili di beach, due volte l’All American, un titolo molto importante negli Usa, due coppe Italia, diverse medaglie nel World Tour (5 ori e altri podi), e poi una Top ten al Mondiale di Roma (2022) e a due Europei, sempre con Scampoli. Con lei ho vinto anche un argento ai Giochi del Mediterraneo”.
“Sempre con Scampoli”, appunto. Quanto il beach volley 2 contro 2 è una questione atletico-tattica e quanto invece si basa sul feeling tra due compagne di squadre?
“Giocare a beach in due è come un matrimonio – risponde senza esitazioni Bianchin -. Io e Claudia (Scampoli ndr) siamo molto diverse per età, caratteri, interessi, ma lei è una delle persone con cui mi trovo meglio. Viaggiamo e spesso viviamo anche insieme, del resto in questo mondo bisogna imparare a stare insieme nonostante le differenze e dopo quattro anni ci siamo abituate, abbiamo imparato a “incastrarci” bene. Nel beach non puoi fare la prima donna perché tutte e due le compagne toccano sempre la palla. Non c’è spazio per problemi caratteriali, te li devi risolvere subito”.
Come è nato questo “matrimonio” sportivo?
“Quando scoppiò la pandemia io tornai in Italia e il coach della nazionale di beach mi chiamò perché la compagna di Claudia dell’epoca si era fatta male alla schiena e io avrei dovuto sostituirla per qualche mese. Poi la nazionale mi ha chiesto di rimanere e quindi di anno in anno mi hanno rinnovata. Le medaglie sue sono le mie. Siamo una coppia un po’ particolare, nel senso che al mondo non c’è nessuna coppia di beacher entrambe mancine (da qui il soprannome “The Lefties” ndr), siamo “piccoline” misurando 180 cm io e 176 Claudia. Nel mio ruolo c’è gente di 190, penso di essere il muratore più basso che ci sia!”.
Basta dare un’occhiata ai suoi social o seguirla sui canali che trasmettono il beach volley per notare che Margherita può vantare un fisico perfettamente scolpito. Che però – come lei stessa sottolinea – non è certo frutto solo di fortuna o genetica, ma di una ferrea disciplina: “Per giocare sulla sabbia devi avere l’energia necessaria a muoverti per ore sotto il sole e, soprattutto per il mio ruolo, non bisogna avere troppo peso addosso per riuscire a saltare bene. E quindi curiamo molto l’alimentazione: anche se siamo spesso negli aeroporti e in Paesi diversi (dall’Italia all’Indonesia, dalla Cina al Brasile) ci abituiamo a mangiare un po’ di tutto, purché sia adatto a noi”.
C’è poi tutta la parte relativa agli allenamenti…
“La nostra giornata tipo include due sessioni al giorno da due ore l’una, però con eccezioni, ad esempio quando faccio pesi la sessione dura anche tre ore e mezza. Un paio di anni fa mi sono rotta il crociato, per questo passo molto tempo in sala pesi per fare esercizi di rinforzo muscolare e prevenzione. Gli allenamenti con la palla durano un paio d’ore. E’ uno sport più “longevo” rispetto all’indoor, ed è più difficile infortunarsi perché la superficie è più morbida, anche se a me è toccato anche in maniera importante. E’ uno sport che tiene in salute, si può arrivare a giocare a buoni livelli anche alla soglia dei quarant’anni.
Sgarri?
“Sì, con il formaggio. E’ un alimento che mi piace tantissimo, in particolare l’Asiago e il Quartirolo. Più in generale mi piace mangiare con una certa abbondanza a colazione quando sono impegnata nei tornei. Nei giorni di allenamento sono invece più morigerata”.
Passioni?
“La fotografia. Adoro immortalare paesaggi e ritratti, e a volte anche… le mie colazioni”.
Fotografia sia dietro sia davanti l’obiettivo, a quel che si vede…
“Ho la fortuna di essere una testimonial ambìta da diversi marchi. Credo c’entri anche la mia formazione nel settore del marketing. Riceviamo uno stipendio dalla Fipav ma viviamo anche di extra da parte degli sponsor”.
(Autore: Luca Anzanello)
(Foto: per gentile concessione di Margherita Bianchin)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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