Bomber De Martin del Godega si racconta, dai primi anni nel Milan… ai rimproveri di Sarri

Di mestiere fa il bomber, il gol da sempre nel sangue e lo spirito libero. Proprio questo prendere con leggerezza l’impegno sportivo, per divertirsi, gli ha fatto anche perdere il numero di gol messi a segno. Con allenatori come Sarri e Iachini lo hanno perfezionato e valorizzato.

Massimo De Martin (nelle foto),  centravanti del Godega, a 36 anni suonati, però, non si smentisce nemmeno questa volta nel campionato di Prima Categoria, e (anche grazie alla doppietta di ieri contro la Cisonese) con 16 reti alla ripresa del girone di ritorno capeggia la classifica marcatori del Girone G. Ma intende ancora far sentire la sua musica nella fase di carriera che volge, per scelta, al termine: “Ancora questa, massimo un’altra stagione, anche se a Godega con Cristiano Turchetto sto veramente ‘da Dio’, poi devo pensare anche al lavoro nella ditta con papà, presenze in cantiere”.

Quella di Massimo, che solo un infortunio grave ha costretto passare dal professionismo ai dilettanti, è una storia che parte da lontano: quando giovanissimo nei primi anni Novanta dalla Polisportiva Costa lo prelevò il Montebelluna fino alla svolta: “Sono passato al Milan, dove dal 1998 al 2002, ho fatto tutta la trafila nelle giovanili – racconta – Mi sono preso grandi soddisfazioni: abbiamo vinto il Torneo di Viareggio, sono stato il capocannoniere del campionato Primavera con il record di 23 gol. Per uno che vuole giocare al calcio Milanello è il posto giusto”.

Poi come è andata?
Sono andato a Prato in C/1, dove mi sono subito infortunato, frattura al piede e fermo 6 mesi. Poi all’Alzano Virescit sempre in C/1 e poi al Vicenza in B per 3 anni, con Iachini, Camolese e Viscidi. Poi alla Sangiovannese in C/1 con Ciccio Baiano e Sarri, ma lì ho giocato poco.

Godega massimo de martin milan novara
Colpa di Sarri?
Ma no. Era già in quegli anni un allenatore molto pragmatico, schemi , titolari fissi: a me piaceva fare i “tunnel”, lui voleva concretezza, ma si merita il posto dove è arrivato. Con lui mai partitelle, ma solo 11 contro 0, si passavano ore in allenamento a fare schemi su punizioni e calci d’angolo. Uno spettacolo, ha lavorato tanto per arrivare dove è arrivato.

Poi l’esperienza a Pavia, dove hai finito con il professionismo…
Eh si, avevo fatto qualche gol ma siamo retrocessi in C2, dove all’inizio dei play-off mi hanno fatto una iniezione per poter giocare, ma mi hanno lesionato il nervo sciatico. Stop, carriera finita a 25 anni.

Tornato a Vittorio Veneto, Massimo per tre anni è stato fermo, solo lavoro nella ditta di papà Fabrizio, anche lui grande bomber tra i dilettanti negli anni Ottanta. Poi la rinascita…

Come è stata?
A 28 anni mi hanno convinto a riprendere gli allenamenti con il Vittorio Veneto, mi sono rifatto la gamba e tono muscolare. Abbiamo fatto il campionato di Eccellenza (con titolo di capocannoniere, giusto per gradire) e la serie D. In D ho fatto 15 gol, ma ho sbagliato il rigore decisivo nei play-out e siamo retrocessi. Questo se lo ricordano tutti.

Eclisse Carenipievigina Massimo De Martin 500x500 in azione
(Nella foto sopra De Martin in azione ai tempi dell’Eclisse Carenipievigina).

Poi Fontanafredda, Eclisse Careni Pievigina in Promozione ed Eccellenza, con vittoria del campionato, fino al 2016, e infine approdo a Godega da due stagioni.
Abbiano uno squadrone, calcisticamente parlando mi sembra di riesplodere, d’altra parte non so quanti gol ho fatto, non tengo il conto, numeri e statistiche non fanno per me. L’unica cosa che mi riesce bene giocando a calcio è fare gol, se poi hai attorno giocatori come quelli di questa stagione per un attaccante come me è veramente il… massimo. Qui non ci manca nulla per fare bene e vincere il campionato. Non mi interessa vincere la classifica cannonieri quanto che la squadra alla fine centri l’obiettivo.

Il tuo periodo migliore, oltre alla stagione attuale?
Direi gli anni di Vittorio Veneto e Pieve, fantastici. Ma anche ora a Godega sto benissimo, e finirò qui.

Ripassando la tua carriera quale è stato il marcatore più ostico, quello che non ti ha fatto mai toccare palla?
Me lo ricordo bene: quando ero a Vicenza in B nel Genoa giocava Sottil, un vero “animale”, fisicamente devastante. Ebbene a Genova io dovevo marcarlo sui calci d’angolo e lui ci ha fatto due gol di testa. Non c’era duello, non ho toccato palla, ma avevo solo 21 anni, lui era esperto.

Un tuo difetto o qualcosa che avresti voluto fare meglio?
Sinceramente non sono mai stato un professionista puro e vero. Non amo stare a casa, seguire regole ferree. Le birrette al sabato sera ce le facciamo, stare in casa mi viene l’ansia. E niente gesti scaramantici, mi piace essere uno spirito libero.

E andare al… Massimo.

(Intervista a cura di Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: “Forza Milan!”, msngiarotti e Qdpnews.it).
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