Game over per il calcio dilettantistico, chiusa ufficialmente la stagione: incertezze per il futuro di molti club

Nella riunione di ieri, mercoledì 20 maggio 2020, è stata dichiarata chiusa la stagione per tutti i campionati dilettantistici nazionali, Serie D, regionali e provinciali, dall’Eccellenza alla Terza Categoria. Stop anche per i campionati giovanili in sospese, per le categorie femminili e calcio a 5.

Questo è ciò che è emerso dal consiglio federale della Figc presieduta dal presidente Gabriele Gravina.

Si giocherà, se le condizioni dell’emergenza Covid non cambieranno, in serie A, B e C fino alla conclusione della stagione. La Lega di serie C aveva dato parere contrario alla ripartenza e aveva presentato sul tavolo la proposta di garantire la promozione delle prime tre al momento dello stop e della migliore terza, bloccando le retrocessioni.

Situazione incandescente per tutte le società dilettantistiche del territorio, d’interesse comune saranno i verdetti che verranno decisi molto probabilmente nel prossimo consiglio della Lega nazionale dilettanti in programma domani, venerdì 22 maggio o a giovedì 28 maggio.

Sarà importante quindi capire come si evolverà la situazione da qui ai prossimi giorni, sarà compito degli organi preposti della Lnd, nell’ottica di ridurre al minimo il rischio di ricorsi a catena, quello di cercare di trovare una soluzione consona e in grado di accontentare tutti i club.

Tutte notizie che non fanno altro che aumentare il malcontento tra calciatori e addetti al lavori nel mondo del calcio dilettantistico. Lo stop forzato a causa del coronavirus non ha portato solo allo stop dei campionati e dell’attività sportiva, ma anche a quello dei rimborsi.

Dopo questi tre mesi di lockdown e di blocco totale del calcio la maggior parte delle società dalla serie D in giù, a causa della crisi economica e dello stop degli sponsor, ha bloccato i compensi a tantissime persone che avevano stretto accordi economici per 9-10 mensilità della stagione 2019-2020: dai calciatori ai direttori sportivi, passando per fisioterapisti, magazzinieri, segretari e addetti stampa.

Per i non professionisti non è prevista la cassa integrazione, la maggior parte delle volte non c’è neanche un contratto o una lettera di incarico e così i presidenti insieme al proprio consiglio direttivo possono gestire in automia quelle che sono le scelte societarie. Il rischio di un’ecatombe del calcio dilettantistico generale è dunque dietro l’angolo.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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