Il calcio secondo Giulia, la prima donna “mister” dell’Union Qdp si racconta: “Da noi i team femminili sono ancora pochi”

Il movimento femminile nel calcio sia a livello locale che internazionale sta cambiando velocemente, abbattendo “muri” e aprendosi verso nuovi orizzonti.

Molte bambine, nel corso degli anni, hanno avuto la possibilità di vedere le ragazze che giocavano, conoscere il calcio femminile, e adesso vogliono provare a iscriversi, giocare a calcio.

Ora si è creata una situazione molto più “lineare” e sono state create le condizioni affinché anche le ragazzine che vogliono cimentarsi nel calcio possano avere la possibilità di farlo senza trovare ostacoli, che non sono normativi ma pratici: come le strutture vicino a casa, l’accoglienza da parte delle società maschili e quella dei dirigenti a prenderle a giocare a calcio.

Giulia Zorzetto, 25enne di Cornuda e allenatrice, dal 2017 al 2019, dei Primi Calci all’Union Qdp ha voluto affrontare il tema calcio in tutti i suoi ambiti, parlando della sua passione per il pallone radicata fin da piccola, fino a toccare argomenti che riguardano appunto il movimento “rosa” nel mondo del pallone.

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Questa passione mi è stata trasmessa da mio padre. Da piccola giocavo con lui a casa e insieme guardavamo le partire della Juventus, entrambi super tifosi di Alessandro Del Piero. Ancora oggi guardare le partite insieme è un momento che condivido con piacere con lui. Ho praticato per 10 anni nuoto agonistico e poi ho continuato per altri 3-4 anni in modo amatoriale, ma mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di giocare a calcio.L’opportunità di allenare mi è arrivata per caso, grazie ad un amico che fa il mister all’Union Qdp. Il responsabile della scuola calcio cercava una figura laureata in Scienze Motorie per seguire i Primi Calci. Ho allenato per due stagioni e partecipato ad un camp estivo di calcio organizzato dalla stessa società. Non avevo mai considerato l’idea prima di allora, ma sono contenta dell’esperienza che ho fatto“.

In uno sport tendenzialmente maschile che responso hai avuto quando ti sei inserita nell’ambito calcistico?

Questo era un aspetto che mi preoccupava molto all’inizio. Devo dire che da parte dei genitori ho sempre riscontrato un atteggiamento positivo nei miei confronti, ma sono convinta che i Primi Calci siano una categoria privilegiata per una ragazza che vuole allenare. I bambini sono ancora molto piccoli e non ci sono dinamiche complesse di squadra come in categorie superiori, non c’è l’obbligo di fare dei risultati, i genitori non hanno (ancora) la brutta tendenza a voler scavalcare l’allenatore. L’importante è che i piccoli si divertano e che si sentano coinvolti in un ambiente sportivo positivo ed inclusivo. I bambini sono sempre sorpresi quando vedono una ragazza che vuole insegnare loro a giocare a calcio, ma sono solo dei pregiudizi: loro conoscono e seguono il calcio esclusivamente maschile, come la quasi totalità degli appassionati di calcio. Sta a te porti nel modo giusto e guadagnarti la loro fiducia, oltre che alla società sostenerti. Per quanto riguarda l’ambiente in generale, mi sono sempre trovata ad essere l’unica ragazza presente, nella società come ai vari tornei a cui ho partecipato insieme alla squadra. Ammetto che ci sono stati alcuni momenti in cui non ho percepito un buon feeling con i colleghi e con chi mi stava intorno, non sono mancate le situazioni in cui è stato difficile passare oltre a determinati atteggiamenti. Nonostante questi pochi episodi, ricordo con piacere questa esperienza e spero che bambini e genitori facciano altrettanto“.

Stai notando cambiamenti nel mondo del calcio rispetto alle discriminazioni, ahimè, che potrebbero esserci? Pensi che soprattutto a livello locale, ci sia più interesse nel calcio femminile?

I cambiamenti nel mondo del calcio si stanno notando da qualche anno. Nell’estate del 2019 il Mondiale di calcio femminile in Francia ha suscitato un interesse mediatico importantissimo, facendo crescere in modo esponenziale non solo la curiosità per il calcio femminile, ma anche il numero di iscrizioni di bambine nelle scuole calcio italiane. Difficilmente però ci potrà essere un salto di qualità nel campionato italiano femminile fintanto che le atlete non saranno riconosciute ed inquadrate, al pari dei colleghi maschi, come delle professioniste. Due ulteriori traguardi per il calcio femminile sono stati la nomina di Sara Gama, difensore della Juventus e capitana della nazionale italiana, come prima vicepresidente donna dell’Associazione Italiana Calciatori, e la prima partita della storia della Champions League condotta da un arbitro donna, Stéphanie Frappart. Inoltre, nel 2001 l’attuale commissario tecnico Milena Bortolini era stata la prima donna ad entrare nel consiglio della Figc. A livello nazionale ed internazionale questi sono enormi passi in avanti per il calcio femminile, ed è auspicabile che gli effetti di questa crescita si possano riversare in maniera sempre più importante a livello locale. Nel nostro territorio le squadre di calcio femminili sono, a mio avviso, ancora troppo poche. Come sono troppo poche le bambine che si avvicinano a questo sport, iniziando dai primi calci insieme ai maschi. Durante il mio percorso universitario ho avuto modo di conoscere diverse ragazze che sono state contattate da società calcistiche in quanto professioniste laureate in Scienze Motorie. Penso che questo fatto sottolinei due aspetti cruciali: il primo è che si sta superando il vecchio stereotipo per cui donne e calcio sono in antitesi; il secondo è che in una società sportiva, di qualsiasi sport, è essenziale la figura di un laureato in Scienze Motorie, soprattutto nel settore giovanile“.

Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito sportivo?

Difficile fare progetti nell’ambito sportivo in questo particolare momento storico. Con il Covid-19 molti ambiti lavorativi sono stati pesantemente colpiti, ma quello dello sport è stato letteralmente messo in ginocchio. Purtroppo non sono ottimista a riguardo, credo che la ripresa di questo settore sarà un percorso ancora lungo, dal momento che con troppa sufficienza e disinformazione è stato messo da parte. L’attività fisica non solo è un diritto fondamentale sancito dall’Unesco, ma è anche strumento imprescindibile di prevenzione in termini di salute e benessere. In definitiva, non ho progetti particolari per il futuro al momento. Mi piacerebbe riprendere al più presto il mio lavoro, e nel frattempo continuare a seguire il master che sto frequentando da un paio di mesi“.

Cosa vorresti dire alle ragazze che vogliono avvicinarsi al calcio?

Prima di tutto direi ai genitori di non precludere a una ragazza di avvicinarsi al calcio solo perché è un ambiente prevalentemente maschile. Penso che nel 2020 sia ora di eliminare certi stereotipi legati agli sport, che sono pericolosi, retrogradi e sbagliati. È vero che alcuni sport sono tendenzialmente maschili e altri femminili, tuttavia credo che lo sport non possa prescindere dalla parità di genere e che questo insegnamento debba essere impartito in primis dalla famiglia, in secondo luogo dalla scuola. Direi alle società calcistiche di promuovere anche il settore femminile, di proteggere, valorizzare e includere le poche ragazze che si approcciano al calcio. A coloro che vogliono avvicinarsi a questo sport che sia come giocatrici, come allenatrici o come arbitri, direi che le opportunità ci sono, che sicuramente troveranno sulla loro strada qualcuno che le vorrà sminuire in quanto donne, ma di non abbandonare mai la loro passione per questo. Come recita la Carta Internazionale per l’Educazione Fisica, l’Attività Fisica e lo Sport (UNESCO, 2015), lo sport e l’attività fisica sono di tutti e per tutti“.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Giulia Zorzetto).
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