Riprese tutte le attività della piscina de “La Nostra Famiglia”. Amistani: “Speriamo di raggiungere i numeri pre-covid”

Ad un mese dalla riapertura della piscina de “La Nostra Famiglia” di Pieve di Soligo l’attivazione dei corsi si è completata.

La struttura è ripartita in modo graduale, all’inizio con il nuoto assistito, poi solo con alcune specifiche attività. Ora sono entrate in acqua anche le società sportive, sono ripresi i corsi intensivi di nuoto e la ginnastica dolce in acqua per i “diversamente giovani”.

“Da subito in molti hanno chiesto di poter riprendere e, grazie ad una attenta organizzazione, si è riusciti a garantire l’accesso in vasca del maggior numero di persone possibile – spiega Gianluca Amistani, coordinatore della piscina – ancora all’inizio vi erano parecchi timori per la particolarità della situazione, ma ad attività in corso questi dubbi si sono dissolti sia per i dispositivi messi in atto che per il comportamento responsabile delle persone”.

Attualmente si può considerare circa il 60 per cento delle presenze rispetto alla situazione pre-Covid. Ciò non è dovuto alla mancanza di richieste, in quanto molti domandano di poter accedere alla piscina, ma alla necessità di garantire il distanziamento, al rispetto delle presenze in base agli spazi e alla gestione degli spogliatoi che hanno imposto una parziale riduzione degli accessi.

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La speranza de “La Nostra Famiglia” è che in seguito ci si possa avvicinare al numero pre-emergenza. Anche i bambini della scuola nuoto sono entrati in vasca e stanno svolgendo i corsi intensivi, mentre sono riprese le attività agonistiche in collaborazione con la società sportiva dilettantistica Stella Marina.

Tra questi ci sono anche atleti con difficoltà appartenenti alla Federazione Italiana Sport Disabili, iscritta al Comitato Paralimpico, e che grazie ad un lungo percorso di attività in acqua hanno raggiunto alte prestazioni.

Alcuni sono caratterizzati da disturbi generalizzati dello sviluppo, altri da autismo, sindrome di Down, disturbi motori o in genere disturbi dell’ambito relazionale e sociale.

L’acqua per loro diventa il modo per scoprire il proprio corpo e le proprie abilità, luogo di relazione e di fiducia nell’altro, veicolo di emozioni e di affetti. Le tecniche natatorie e le capacità acquisite appartengono ad un progetto riabilitativo globale e hanno una valenza terapeutica per il processo di socializzazione e integrazione con il gruppo dei pari.

Come sostiene Doriana Marcon, tecnico della squadra sportiva: “Sono ragazzi che durante le gare mettono tutto loro stessi, riuscendo anche a vincere alcune gare organizzate dalla Federazione Italiana Nuoto, vivono le gioie della vittoria e gestiscono le frustrazioni della sconfitta”.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: La Nostra Famiglia).
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