Susegana, Electrolux sanzionata dal giudice: annullata la multa al sindacalista Breda, e dovrà rifondere oltre 7mila euro di spese

Utilizzare il cellulare per motivi di servizio sul posto di lavoro, nella fattispecie misurare i tempi di lavorazione di un pezzo, tra l’altro in periodo di prova, non costituisce motivo di sanzione.

La Electrolux è stata pesantemente redarguita per questo e costretta dal giudice del lavoro del Tribunale di Treviso, ad annullare la sanzione comminata all’operaio – equivalente ad un’ora di lavoro – e pagare anche 4.900 euro di spese processuali e altri 2.450 euro per responsabilità aggravata al dipendente multato.

Ormai è davvero muro contro muro tra la multinazionale e il “noto leader sindacale” (così lo definisce il tribunale) Augustin Breda, delegato della Fiom Cgil nello stabilimento del freddo a Susegana.

Tutto è partito il giorno successivo il reintegro dal licenziamento di Breda per sentenza del tribunale del lavoro di Pordenone.

Era il 1. giugno 2018: alle 7,25 una team leader avrebbe visto Breda utilizzare il cellulare personale mentre operava come addetto ad una postazione. Da lì è partita la contestazione, e di seguito la comunicazione della sanzione disciplinare minima di un’ora di multa.

Ovviamente Breda la impugnò, con richiesta di comparire al collegio di conciliazione, declinata dall’azienda che aveva preferito adire le famose vie legali, convinta di essere nel giusto.

Breda invece, con i suoi legali, è riuscito a dimostrare nelle udienze che la condotta attribuita non aveva rilievo disciplinare poiché – come dice la sentenza – “aveva utilizzato il cellulare quando era in fase di addestramento mediante affiancamento per misurare il tempo necessario ad eseguire le mansioni della postazione che gli era stata assegnata”.

Non per messaggini o chiamate personali. I legali della difesa hanno poi puntato il dito sull’azione ritorsiva dell’azienda (poiché costretta poche ore prima a riassumere Breda dopo il licenziamento) e che l’azione giudiziaria poteva essere evitata se avesse aderito al procedimento conciliatorio.

Per il giudice dunque il ricorso dell’azienda è stato infondato, stanti le testimonianze dei colleghi secondo cui Breda non aveva utilizzato il cellulare a uso personale ma per cronometrare, il tutto per qualche minuto, le operazioni di lavoro su un paio di frigoriferi.

Per il giudice insomma “la sanzione amministrative risulta non giustificata, e deve indursi che la contestazione non fosse fondata su ragioni disciplinari ma verosimilmente su intenti ritorsivi, una reazione alla reintegrazione del lavoratore per ordine del tribunale”.

Da qui la sentenza: sanzione disciplinare annullata ed Electrolux condannata a pagare le spese di lite (4.900 euro) e “a titolo di responsabilità aggravata per la condotta in malafede” a Breda la somma di 2.450 euro.

“Si tratta di una sentenza – commentano gli avvocati Giacomo Summa e Barbara Gasparini, che hanno difeso Breda – che farà giurisprudenza per gli importanti principi che stabilisce, e nello stesso tempo innovativa per il precedente che crea”.

“Credo che il giudice abbia colto, al di là del caso concreto sul diritto dell’uso del telefonino e della infondatezza della sanzione, la grave violazione dei diritti che l’impresa applica contro i dipendenti che non accettano l’arbitrarietà della diffusa azione disciplinare – dichiara Augustin Breda – la chiarezza del pronunciamento serva da monito e da deterrente non solo per la multinazionale svedese, ma per quel mondo delle imprese che è più incline a sanzionare che rispettare chi lavora”

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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