5 anni fa l’inizio dell’incubo Covid

Chissà cosa avrebbe detto, o disse, la numerologia.

Erano circa le 20 del 20 febbraio 2020 quando, per la prima volta in Italia, all’ospedale di Codogno (Lodi) un paziente risultò positivo al tampone del coronavirus.

Tra chi già si preoccupava e chi minimizzava, tra chi – anche a favore di telecamere – assicurava che quel virus che stava prendendo piede in Cina mai sarebbe arrivato nel BelPaese, e chi già iniziava a procurarsi mascherine e gel a base alcolica “perché non si sa mai”, il virus che cambiò per mesi (a molti sembrati interminabili) la vita di buona parte della popolazione mondiale iniziava a diffondersi, dapprima a un ritmo blando e poi con una crescita esponenziale che a strettissimo giro toccò anche il Veneto, con il primo decesso registrato a Vo’ Euganeo, nel Padovano, che per giorni fu isolata con tanto di postazioni dell’Esercito agli ingressi del territorio comunale.

Da lì a pochissimi giorni, i numeri della diffusione dei contagi, dei ricoveri e purtroppo anche dei decessi portarono il Governo italiano, all’epoca presieduto dal pentastellato Giuseppe Conte, a prendere provvedimenti via via sempre più stringenti per contenere quella che da lì a poco sarebbe stata classificata come “pandemia” dall’Oms.

“Non c’è più tempo: le nostre abitudini vanno cambiate, ora. Tutti dobbiamo rinunciare a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo subito a queste norme più stringenti” affermò il premier in un drammatico messaggio televisivo di inizio marzo, in cui ogni singola parola venne pesata col bilancino.

Ciò che ne seguì è arcinoto a tutti: il lockdown, il bollettino quotidiano dei decessi attribuiti al virus, che in Italia arrivarono a sfiorare i mille in 24 ore, la consultazione altrettanto quotidiana della curva dei contagi, che in primavera iniziò a scendere.

L’estate 2020 trascorse quasi tranquilla ma forse troppo disinvoltamente, tant’è che la situazione sanitaria tornò a precipitare in autunno. A fine anno arrivò il vaccino, e con esso la speranza, accompagnata (tuttora) da feroci polemiche sulla sua efficacia e sui suoi effetti collaterali. Polemiche che non risparmiarono nemmeno la gestione della pandemia da parte delle Istituzioni centrali e locali.

Un lustro è passato, ma quei giorni rimangono indelebili nella mente di chi li ha vissuti e che ancora oggi, salvo rari casi, di quei giorni porta con sé una cicatrice.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto e video: archivio Qdpnews.it)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts