Caro lettore,
oggi ti voglio far viaggiare fin nelle foreste dell’Australia, in Papuasia e Nuova Guinea a conoscere un altro animale in via di estinzione: il casuario, un grosso e pesante uccello, inabile al volo, ma con delle zampe agili nella corsa e nel difendere il territorio.
In lingua papua, casuario significa “testa con corno”.
Fa tutto papà… o quasi!
Siamo nell’emisfero australe: le stagioni, quindi, sono rovesciate rispetto alla nostra consuetudine.
È presente dimorfismo sessuale: le femmine sono maggiormente colorate e più grosse!
Siamo alla fine dell’inverno, inizio della primavera, quindi siamo nei mesi di luglio e agosto ed è iniziato il periodo degli amori. Il maschio inizia il corteggiamento, mostrando il folto e vaporoso piumaggio, sintomo di salute ed emettendo un potente richiamo sonoro, simile ad un ruggito, indice di aggressività e forza per difendere le uova.
Il maschio costruisce il nido, ai piedi degli alberi, nel sottobosco, con un avvallamento, che imbottisce di erba e foglie. Terminata la formazione delle uova, la femmina ne depone da 3 a 5, di colore verde e lascia il compito della cova, che durerà circa 50 giorni e delle cure parentali dei pulcini, che dureranno circa 9 mesi, interamente al maschio. La femmina, per tutto il periodo riproduttivo è impegnata a cercare altri maschi.
La vita del casuario…
La sua alimentazione è onnivora: funghi, germogli e semi, oltre ai frutti che popolano le foreste australi, ma anche piccoli invertebrati e vertebrati.
In natura sono uccelli molto timidi, più propensi alla fuga dal pericolo, che ad affrontarlo, pertanto quelli allevati tendono a diventare ancora più offensivi nei confronti dell’uomo, attaccandolo, alle volte in maniera letale, con i lunghi artigli.
È in grado di correre fino a 50 Km/h; può saltare la fitta vegetazione, alta fino a 1,5 metri; ed è un bravissimo nuotatore.
La cresta sulla testa, che può arrivare fino a 17 centimetri di altezza, è oggetto di studio: gli serve per muoversi nella fitta vegetazione; oppure è una protezione della testa durante i combattimenti; o, forse, è un radar per captare i suoni, di norma emessi ad una frequenza molto bassa?
Ultima curiosità: questo volatile, secondo uno studio, condotto dall’archeologa della Penn State University e autrice principale di uno studio pubblicato per gli archivi della National Academy of Science, sarebbe stato allevato, in Nuova Guinea ben 18mila anni fa, diventando così il primo caso di addomesticamento da parte dell’uomo.
Questo animale è citato nel capitolo 4 del libro “Il mondo di Alphazoo”, di cui ti parlerò un’altra volta.
Non mi resta che augurarti buona domenica e buona settimana!
Ti aspetto la settimana prossima per parlarti del clamidosauro!
(Autore: Francesca Savino).
(Foto: Wikipedia).
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