Agrolimentare veneto e pandemia, il 2020 annata in chiaroscuro. Cala l’export del vino, resa record del mais e olive

Nel 2020 lockdown e pandemia hanno messo in crisi l’intera economia, però l’agroalimentare del Veneto ha subìto ripercussioni molto minori rispetto ad altri settori come industria, turismo e ristorazione.

I diversi comparti del primario lo scorso anno hanno registrato performance in chiaroscuro, analizzate nei dettagli da Veneto Agricoltura nella conferenza stampa di inizio d’anno.

“Quelli presentati dalla nostra Agenzia regionale sono dati di grande utilità”, ha ricordato l’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, intervenuto all’incontro, “necessari per poter programmare l’attività, più che mai oggi di fronte alle difficoltà del momento”.

“L’agricoltura veneta, che nel 2020 ha usufruito di contributi per 148 milioni di euro, con oltre mille le domande di aiuto pervenute da giovani imprenditori – prosegue Caner -, si sta muovendo affinché vengano modificati i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti alle Regioni più virtuose”. Sono intervenuti anche il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, e il direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua.

Alla fine del terzo trimestre 2020 (ultimi dati disponibili) le imprese agricole venete attive erano 61.695 unità (-1,4%), dato in linea con l’andamento nazionale che ha registrato anch’esso una diminuzione simile (-1%).

Di contro, sempre nei primi nove mesi dello scorso anno, nel Veneto sono aumentati gli occupati agricoli del +10%, un andamento ben superiore rispetto a quello nazionale (+1,5%), ma in linea con quello dell’intero Nord-Est (+7%). In aumento gli occupati dipendenti (+42,4%), diminuiscono gli indipendenti (-1,9%).

trebbia

La bilancia commerciale veneta per la prima volta è in avanzo: +204 milioni di euro, in crescita del 96% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, le importazioni sono calate (4,9 miliardi di euro; -3,7%) più delle esportazioni (5,1 miliardi di euro per un -1,7%). Resta il fatto che sull’andamento dell’annata agricola 2020 si ripercuotono gli effetti dell’emergenza Covid. Il settore agricolo ha subito ingenti danni, ma meno di altri.

Tanto nella prima quanto nella seconda ondata della pandemia, il blocco imposto a bar, ristoranti, agriturismi e agli spostamenti ha influito sulla filiera degli allevamenti e sulle altre aziende che li riforniscono. Particolarmente colpiti gli agriturismi e le attività dei servizi offerti dalle aziende agricole (fattorie didattiche, centri estivi in fattoria), che registrano perdite di fatturato pari al -50% rispetto al 2019.

I cereali (resa record del mais e della colza) e le colture industriali hanno registrato notevoli incrementi, recuperando le flessioni del 2019. Tra le colture orticole da rilevare l’annata positiva di asparago, patate e pomodoro, mentre il radicchio segna -12,6% e le fragole -3%. Calano le superfici produttive: Veneto Agricoltura stima che le orticole in piena aria, che rappresentano oltre il 70% degli ortaggi coltivati in Veneto, si attestino a circa 19.100 ettari (-5,3%), mentre le orticole in serra sono di circa 4.100 ettari (-4,7%).

Nelle produzioni frutticole buoni aumenti delle rese in particolare per melo (+29,9%), pero (+195%), ciliegio (+69,4%). Annata eccellente per l’olivo, dopo l’infausto 2019, con forti rialzi delle rese unitarie e della produzione di olive (+762%).

Buone notizie anche dal vigneto veneto: nel 2020 è stata ottenuta una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (+6,9% rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (+7%). La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del +3,9%.

Stabili i prezzi, mentre le conseguenze della pandemia interessano le chiusure delle frontiere e del canale Horeca. Dopo diversi anni, si registra il primo segno meno nell’export di di vino veneto: nei primi tre trimestri del 2020, la nostra regione ha esportato per circa 1,57 miliardi di euro (-3,6%).

In difficoltà il lattiero-caseario, con pesanti ricadute sugli allevamenti che forniscono la materia prima. La chiusura totale, o parziale, del canale Horeca e l’azzeramento dei flussi turistici hanno causato l’eccedenza di latte (in primavera), con il crollo dei prezzi. In aumento le produzioni dei principali formaggi, soprattutto gli stagionati ma non del Grana Padano, che ha avuto difficoltà di esportazione.

Effetto lockdown anche nel comparto zootecnico da carne veneto: la macellazione dei bovini diminuisce del 10%, soprattutto dei vitelli a carne bianca che hanno un importante sbocco nel canale Horeca, nonostante il sostegno dell’uso domestico (+4,5% in volume).

Per quanto riguarda la pesca marittima, nel 2020 sono diminuiti la produzione locale e i transiti di prodotti ittici nei mercati veneti, a causa delle lunghe chiusure delle attività commerciali che sono abituali sbocchi di vendita del pesce, in primis ristorazione e turismo, oltre ai problemi dovuti al minor numero di giornate utili di pesca in mare.

(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto: Veneto Agricoltura).
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