Tra pochi anni in Veneto si potranno stappare le prime bottiglie di Prosecco ottenuto da vitigni resistenti a malattie come la peronospora e lo oidio, con un ridotto utilizzo di prodotti fitosanitari.
Il progetto Gleres, frutto di una convenzione siglata da Confagricoltura Treviso e il Crea-Ve che coinvolge 16 tra le maggiori cantine delle terre del Prosecco, si avvia a raggiungere i suoi obiettivi dopo cinque anni di lavoro mirato a ottenere varietà di Glera con incrementate capacità di resistenza, nel segno di una maggiore attenzione all’impatto ambientale.
Il bilancio è stato presentato a Vinitaly in un convegno promosso da Confagricoltura Veneto, in collaborazione con Crédit Agricole FriulAdria, alla quale ha preso parte il segretario del ministero per le Politiche agricole Gian Marco Centinaio.
“Il lavoro che sta portando avanti Confagricoltura con le cantine e il Crea – ha detto in apertura Centinaio – non solo è in linea con l’Europa nella direzione della sostenibilità, ma è addirittura un apripista, dimostrando che l’Italia è all’avanguardia nel campo della scienza e delle nuove tecnologie. Lancio però un messaggio ai colleghi degli altri ministeri: bisogna andare a Bruxelles con le idee chiare, perché non si può sedere ai tavoli comunitari con le politiche agricole che dicono una cosa, lo sviluppo economico un’altra e la salute un’altra ancora. Ci vogliono momenti interministeriali dove ci si confronta con il territorio e con le voci autorevoli della scienza e dell’economia, in modo da andare in Europa con una voce unica e condivisa per poter contare di più”.
Riccardo Velasco, direttore del Centro di ricerca viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea-Ve), ha illustrato i risultati del primo quinquennio. “Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi.
Dal 2017 abbiamo selezionato, con una tecnica di incroci tra la varietà Glera e numerosi parentali resistenti alle malattie funginee, 10 mila piante da seme con un numero da tre a cinque geni multipli di resistenza alle malattie, che nel 2020 sono arrivate a produrre uva, consentendoci di fare le prime microvinificazioni.
Nei prossimi anni procederemo con una selezione molto drastica per arrivare a poche decine di piante “figlie di Glera” con caratteristiche di resistenza, alta qualità e forte somiglianza alla vite madre.
Contiamo nel 2027 di giungere alla fine del percorso, con l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite di una decina di varietà, che potranno essere utilizzate dai viticoltori per produrre un Prosecco altamente sostenibile, che porterà a ridurre in maniera esponenziale il numero di trattamenti. Sarà un grande risultato, senza precedenti, perché si potranno stappare le prime bottiglie ottenute da vitigni “figli di Glera”.
A facilitare il percorso è il via libera dato in dicembre dall’Unione Europea, con il regolamento 2021/2117, all’utilizzo delle varietà ibride resistenti nei vini a denominazione d’origine. Ciò significa che le varietà potranno essere utilizzate sia nelle doc esistenti, sia nelle future doc specificatamente dedicate a linee di vini resistenti. La cosa importante è che le vigne “figlie di Glera” si potranno usare in zone sensibili, o in zone cuscinetto, in quanto non richiedono più di due trattamenti annui“.
“Noi abbiamo sempre creduto a una vitivinicoltura attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali – ha spiegato Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto – e siamo certi che le nuove varietà, resistenti alle principali malattie della vite, potranno ridurre le perdite produttive in modo sostenibile, diminuendo i costi di gestione del vigneto. In questi anni abbiamo spinto sull’attività di sperimentazione, perché i tempi per arrivare a piante con caratteristiche di resistenza sono molto lunghi. Il miglioramento genetico è indispensabile per un settore come la viticoltura e il nostro progetto permetterà di arrivare a un Prosecco sostenibile, con un abbattimento quasi totale di trattamenti. È fondamentale che a livello comunitario sia stato approvato il regolamento per l’utilizzo di piante resistenti all’interno delle denominazioni d’origine, che dovrà ora essere recepito dall’Italia con l’abrogazione del decreto legge 61/2010 e della legge 238/2016, secondo cui i vitigni ottenuti da incrocio tra la Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis possono essere utilizzati solo per vini da tavola e Igt. Solo così si potrà arrivare a modificare i disciplinari di produzione, utilizzando varietà di viti che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una resistenza maggiore alle malattie”.
“La nostra attenzione ai temi dell’innovazione e della sostenibilità negli ultimi anni ci ha fatto guardare con grande interesse allo sviluppo del progetto Gleres – ha dichiarato Carlo Piana, direttore generale di Crédit Agricole FriulAdria –. Per questo, in occasione del ritorno in presenza di Vinitaly, abbiamo voluto essere ancora una volta al fianco di Confagricoltura Veneto nella divulgazione dei risultati di questa ricerca, che dopo cinque anni di studio sta dando il risultato sperato: quello di ottenere un Prosecco ecosostenibile da un vitigno resistente e con costi di produzione competitivi”.
Chiusura affidata al presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Ringrazio le aziende che, con questo progetto, hanno creduto nella scienza e nelle nuove tecnologie. Mai come oggi, con il conflitto in Ucraina che ha messo in evidenza la necessità di avere un’agricoltura forte e competitiva, la ricerca deve diventare fondamentale per il settore e non trovare ostacoli nel perseguire gli interessi non solo degli agricoltori, ma di tutta la comunità”.
Le cantine che partecipano al progetto, tutte della zona trevigiana di Valdobbiadene, sono Le Rive, Ruggeri & C, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Le Contesse, Biancavigna, Masottina, Borgoluce, Luca Ricci, Adriano Adami, Le Colture, Fratelli Mercante, Abbazia di Busco, Tenuta San Giorgio, Marcello del Majno, Graziano Merotto.
(Fonte e foto: Confagricoltura).
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