Dalle pitture rupestri (quelle che si possono ammirare sulle pareti di grotte risalenti alla preistoria a partire dal Paleolitico) all’ufficio marketing di prodotti più o meno blasonati (automobili, profumi, telefoni, fate voi) appare chiaro come la nostra specie abbia, da sempre, usato segni e simboli per comunicare.
Siamo una specie che, prima di sviluppare un linguaggio verbale articolato e complesso, per comunicare ha usato le dita, e oggi lo fa più che mai visto che viviamo nell’era della comunicazione simbolica.
Da Platone a Scott Fahlman non smettiamo di trasmetterci informazioni usando segni. Se al filosofo greco dobbiamo la parola “simbolo” e ventiquattro secoli di trattati che li riguardano, al secondo, informatico statunitense, dobbiamo la creazione delle emoticon (le “faccine” che creiamo con la tastiera), preludio alle emojii (le “faccine” che usiamo con lo smartphone). Oggi viviamo nella “società dell’immagine”, dove la comunicazione visiva funziona più di mille parole.
Segni e simboli quindi ci identificano. Ma chi e che cosa identificano? Un antropologo che voleva scrivere un dizionario dei simboli si rivolse a C. G. Jung per un consiglio. Jung gli disse che sarebbe stato un’impresa impossibile, perché ogni simbolo ha un significato diverso a seconda del contesto in cui viene utilizzato.
Tralasciando il consiglio junghiano, quello che emerge dall’antropologia culturale e dalla linguistica è che se il segno si traduce in un significato convenzionale, il simbolo ambisce a qualcosa di più profondo e più complesso.
Un orso stilizzato può essere interpretato come un segno quando ritrae la specie orso e come simbolo quando vuole assumere un significato altro dall’identificazione di una specie animale, un significato più vasto, più articolato, più intenso, più sfaccettato, più polivalente.
Quando il segno di un orso viene usato per identificare un’area, un territorio, una comunità che vuole comunicare ad altri la propria identità, quel segno è diventato un simbolo.
E quel simbolo può essere compreso solo se si conosce il codice che lo rende possibile. Questo codice è la cultura, che fornisce all’osservatore gli strumenti per interpretare il significato dell’immagine.
L’orsa Amarena è stata abbattuta e molti di noi si stanno chiedendo quale posto reale occupino gli orsi nel nostro codice culturale.
Orso come segno, simbolo o mera pubblicità per vendere magliette o spille?
(Foto: Qdpnews.it).
#Qdpnews.it