Nel 1900 eravamo 1.65 miliardi, nel 1950 2,5 miliardi e oggi (giugno 2024) la popolazione umana ha raggiunto gli 8,1 miliardi. È nella prima metà del secolo scorso che comincia a crescere la consapevolezza che la popolazione stesse crescendo ad un ritmo mai registrato fino ad ora e, con essa, la necessità di sconfiggere la fame che la stava attanagliando.
È questo il terreno culturale su cui si innesta la “rivoluzione verde” che inizia intorno agli anni ’40 e ’60 del XX secolo; un periodo di significativi cambiamenti nell’agricoltura e nell’allevamento globale. L’obbiettivo è quello di produrre più cibo per tutti.
È con questi presupposti che nasce la zootecnia, disciplina che ha come obiettivo l’allevamento di animali (zoo) utilizzando tecniche (tecnia) per massimizzare la produzione di carne, latte, uova e tutti gli altri prodotti di origine animale che incontriamo quotidianamente.
La zootecnia, o produzione animale, si è sviluppata attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e pratiche agricole avanzate, portando a un significativo aumento nella produzione di carne, latte e uova. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’allevamento intensivo e alla selezione genetica (selezione artificiale), che hanno permesso di ottenere animali più produttivi.
Sono stati sviluppati mangimi più nutrienti e bilanciati, spesso arricchiti con vitamine e minerali, per migliorare la crescita e la salute degli animali. Questo ha portato a una crescita più rapida e a una maggiore efficienza nell’allevamento.
L’uso di macchinari avanzati ha reso più efficienti le operazioni di allevamento, come la mungitura, la somministrazione del cibo e la gestione dei rifiuti. Questo ha ridotto la necessità di manodopera e aumentato la produttività.
La selezione genetica (selezione artificiale) ha permesso di sviluppare razze di animali più adatte all’allevamento intensivo, con caratteristiche desiderabili come una crescita più rapida e una maggiore produzione di latte o carne. Questo ha ridotto la agrobiodiversità, poiché solo le razze più produttive sono state allevate.
L’allevamento intensivo ha aumentato la pressione sull’ambiente, contribuendo alla deforestazione, all’inquinamento delle acque e alle emissioni di gas serra. L’uso di antibiotici e ormoni per promuovere la crescita degli animali ha anche sollevato preoccupazioni per la salute umana e l’antibiotico-resistenza.
In sintesi, la “Rivoluzione verde” ha reso l’allevamento più efficiente e produttivo, ma ha anche comportato conseguenze negative per l’ambiente e la biodiversità.
Occuparcene è un nostro dovere, così come conoscere la differenza tra la biodiversità e la selezione artificiale nella produzione animale, almeno tra chi ne vuole discutere.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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