Biodiversità e uso del suolo

L’acqua di sorgente che forse non c’è più. il caso Poland Spring riaccende il dibattito sulla rete che lega biodiversità, uso del suolo e tutela ambientale

Per capire i legami tra biodiversità, uso del suolo, tutela ambientale e marketing scorretto ci viene in aiuto la notizia del giudice federale del Connecticut che pochi giorni fa ha riacceso i riflettori su una controversia che si trascina dal 2017: l’acqua Poland Spring, uno dei marchi più venduti negli Stati Uniti, è davvero “acqua di sorgente” come dichiarato sulle sue etichette?

Rifiutando di archiviare la class action che vede coinvolte migliaia di consumatori, la notizia del 31 dicembre è che il giudice Jeffrey Alker Meyer ha riaperto il dibattito sulla trasparenza delle grandi aziende del settore idrico e, soprattutto, sul loro impatto sulla biodiversità. Una vicenda che va ben oltre la semplice disputa commerciale, toccando temi cruciali come la gestione delle risorse naturali, la tutela del territorio e la conservazione della biodiversità.

Poland Spring è una delle più importanti marche di acqua in bottiglia degli Stati Uniti, particolarmente popolare nella regione del New England. La sua storia inizia nel 1845, quando una sorgente naturale situata a Poland, nel Maine, venne sfruttata commercialmente per la prima volta. All’epoca, l’acqua era famosa per le sue presunte proprietà curative e la sorgente divenne una popolare destinazione termale.

Oggi l’azienda vende più di un miliardo di litri d’acqua all’anno, ma è al centro di una controversia legale iniziata nel 2017, quando un gruppo di consumatori ha fatto causa alla Nestle Waters North America, all’epoca proprietaria del marchio. I consumatori sostengono di essere stati ingannati pagando un prezzo maggiore per un’acqua pubblicizzata come “Acqua di sorgente naturale” o “Acqua di sorgente naturale al 100%”. Secondo loro, la vera sorgente Poland Spring nel Maine si è esaurita già negli anni ’70, ben prima che Nestle comprasse il marchio nel 1992. L’accusa più grave è che nemmeno una goccia del miliardo di litri venduti ogni anno negli USA proverrebbe da una vera sorgente.

La questione è particolarmente rilevante perché secondo le normative della FDA americana, per essere classificata come “spring water” (acqua di sorgente), l’acqua deve provenire da una fonte sotterranea che fluisce naturalmente in superficie. L’azienda si difende affermando che la sua acqua rispetta tutte le regole della FDA, con l’approvazione di geologi e autorità di otto Stati americani. Tuttavia, un ex professore dell’Università di Syracuse, consultato dai querelanti, sostiene che l’acqua verrebbe in realtà estratta da stagni e acque superficiali, usando sorgenti artificiali.

L’impatto ambientale di questa vicenda va ben oltre le aule di tribunale. Le sorgenti naturali non sono semplici punti da cui sgorga acqua, ma rappresentano ecosistemi complessi e delicati che si sono evoluti nel corso di millenni. Questi ambienti unici ospitano una ricca biodiversità: dai microscopici organismi acquatici alle piante specializzate, fino agli animali che dipendono da questi habitat per la loro sopravvivenza. L’esaurimento di una sorgente innesca quindi un effetto domino che compromette intere catene alimentari e relazioni ecologiche costruite nel tempo.

Il presunto passaggio di Poland Spring da sorgenti naturali a fonti artificiali e acque superficiali riflette una tendenza preoccupante nel settore delle acque in bottiglia. La crescente domanda commerciale spinge le aziende, anche quelle più prestigiose come Nestle, a cercare alternative che possano sostenere volumi di produzione sempre maggiori. Questo porta spesso a compromettere la naturale capacità di rigenerazione delle falde acquifere e ad alterare irreversibilmente il paesaggio attraverso l’installazione di infrastrutture artificiali.

Nel frattempo, il marchio ha cambiato proprietà: nel 2021 Nestle ha venduto la sua divisione acque del Nord America a due società di investimento, che l’hanno chiamata BlueTriton. A novembre, BlueTriton si è unita a Primo Water formando Primo Brands, che oggi possiede il marchio. Primo Brands mantiene una posizione ferma, dichiarando che “Poland Spring è acqua di sorgente al 100%” e intende difendere questa affermazione in tribunale.

La controversia solleva quindi interrogativi fondamentali sulla sostenibilità dell’industria dell’acqua in bottiglia e sulla necessità di un approccio più onesto e rispettoso dell’ambiente. La protezione delle sorgenti naturali e della biodiversità che sostengono non può essere subordinata alle esigenze di marketing o alla domanda commerciale. È necessario un nuovo paradigma che riconosca il valore intrinseco degli ecosistemi naturali e li preservi per le generazioni future, al di là del loro potenziale sfruttamento commerciale.

(Autrice: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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