Cantieri pubblici del Veneto: sempre più preoccupante la loro gestione secondo l’Unione Province d’Italia

Cresce, ogni giorno di più, la preoccupazione all’interno delle strutture tecniche e amministrative di Comuni e Province sulla capacità di poter far fronte, con gli strumenti normativi oggi vigenti, alle pressanti richieste delle imprese che con sempre maggior frequenza chiedono adeguamenti dei prezzi contrattuali, anche ben oltre le previsioni di legge, minacciando la risoluzione dei contratti per eccessiva onerosità sopravvenuta e, quindi, l’abbandono dei cantieri.

Si tratta di un tema da mesi posto all’attenzione di tutti i livelli di governo; il fenomeno dei fortissimi rincari dell’energia e delle materie prime, unito ai ritardi nell’approvvigionamento degli stessi materiali, è da tempo ormai un’emergenza da affrontare con urgenza per scongiurare il rischio del mancato rispetto dei tempi previsti dal PNRR nell’esecuzione delle opere con ogni conseguenza.

“Il tema principale – spiega il direttore di Anci Veneto e Upi Veneto, Carlo Rapicavoli -, che coinvolge tutti gli enti locali (Comuni, Province e Città Metropolitane) quali soggetti attuatori delle opere e interventi finanziati nell’ambito del PNRR è quello della variazione prezzi”.

Tale contesto di grave criticità, purtroppo, viene aggravato da disposizioni di legge di non chiarissima e immediata applicazione – prosegue Rapicavoli -, cui si aggiungono interventi interpretativi dalle più svariate fonti, sotto forma di note, “circolari”, ecc., di nullo valore normativo, ma che alimentano ulteriormente le preoccupazioni e la confusione, venendo utilizzate strumentalmente a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Ancor più se vengono emanate per rispondere a qualche polemica, ma che sostanzialmente spostano i problemi a carico degli enti; con l’unica e pesante conseguenza di mettere ulteriormente in difficoltà le stazioni appaltanti, i Rup, i direttori dei lavori chiamati tutti a rispondere dell’utilizzo delle risorse – insufficienti -, della corretta applicazione di norme spesso contraddittorie, del rispetto delle tempistiche, spesso stringenti come nel caso del PNRR, del difficile e quotidiano confronto con le imprese e con le loro motivate richieste”.

Alcune misure normative, urgenti, potrebbero in parte aiutare nell’affrontare tale situazione. Le norme recentemente approvate, e in particolare l’articolo 26 del “decreto aiuti” (D. L. 50/2022) danno una indicazione rispetto ad una rivalutazione quasi automatica dei quadri economici, con la previsione di un fondo a domanda per i soggetti attuatori/stazioni appaltanti per il solo 2022. L’articolo 34 del decreto aiuti bis, entrato in vigore venerdì 12 agosto, (D. L. 115/2022) integra le risorse destinate agli interventi finanziati nell’ambito del PNRR e da appaltare entro il 31 dicembre 2022.

Per affrontare efficacemente tale grave criticità, bisogna liberare totalmente l’utilizzo dei ribassi d’asta ed economie con riferimento al relativo intervento e costituire un fondo dedicato per gli enti locali, che avrebbe anche una funzione di rassicurare non solo la stazione appaltante, ma anche il sistema delle imprese ed operatori.

È altresì necessario estendere e finanziare il fondo anche per il 2023, che sarà l’anno in cui inciderà maggiormente il problema.

Manca ad oggi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DM previsto dall’articolo 26, comma 4 lettera B del DL 50/2022, riferito a tutte le opere in corso di esecuzione, diverse da quelle finanziate dal PNRR, come i lavori relativi alla viabilità, ai ponti e viadotti e all’edilizia scolastica con i fondi erogati fino al 2020.

Ancor più si è in attesa dell’emanazione del DPCM previsto dal comma 7 per fronteggiare i maggiori costi derivanti dall’aggiornamento dei prezzari regionali utilizzati nelle procedure di affidamento delle opere pubbliche avviate nel secondo semestre 2022 e da aggiudicare entro dicembre secondo la tempistica PNRR. Molti Comuni e Province segnalano di non poter procedere per l’assenza della normativa che consente di attingere al fondo di cui sopra. Per questo, sarebbe urgente consentire comunque di procedere con le gare ad evidenza pubblica subordinando l’aggiudicazione alla revisione prezzi e al successivo accesso al fondo. Va sottolineata inoltre la necessità di trovare adeguata soluzione anche per gli appalti di servizi e forniture.

È sempre più diffuso il fenomeno di gare andate deserte per l’incongruità dei prezzi definiti al momento della formulazione dei quadri economici in assenza del meccanismo di adeguamento prezzi.

I primi bandi entrati nel PNRR, come quelli sull’edilizia scolastica o sulla rigenerazione urbana, erano stati pubblicati ancor prima dell’approvazione del Piano e in esso sono confluiti successivamente a finanziamenti già erogati, modificando e rendendo più stringenti le tempistiche di affidamento e di esecuzione dei lavori. Bandi e progetti presentati e finanziati però ovviamente erano stati redatti diversi mesi prima e tenevano conto dei prezzi precedenti ai rincari.

Considerando i tempi strettissimi per gli affidamenti delle opere (nel caso di riferimento scuole PNRR) gli enti sono costretti al cofinanziamento con il rischio di non poter concorrere al contributo, ovvero in caso di tensione finanziaria generale di non poter mandare avanti l’intervento in tempi utili.

Infine, va definitivamente chiarito che l’IVA connessa alla revisione prezzi è parte integrante del maggior onere richiesto alle stazioni appaltanti e, quindi, verrà riconosciuta agli enti locali che ne hanno fatto richiesta nel dispositivo di sostegno previsto dall’art.26.

“Su tutti questi temi è urgente l’intervento del Governo – conclude il presidente di Upi Veneto -. Bisogna far presto; non è possibile attendere i tempi politico-elettorali, impegnati in dibattiti sempre più distanti dalla realtà, compresa quella amministrativa che, in particolare a livello locale, impatta quotidianamente nei confronti dei cittadini e delle imprese e che necessita di risposte immediate“.

(Fonte: Upi Veneto; Foto: archivio Qdpnews.it).
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