Con voce a tratti tremante e con un’emozione palpabile, Cecilia Sala ieri sera ha raccontato l’esperienza della propria detenzione alla prima puntata del 2025 del programma “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio sul Nove.
L’ingresso della giornalista nello studio televisivo è stato accolto da un fragoroso applauso, che ha dato il benvenuto alla giovane, nota per aver vissuto 21 giorni di detenzione nel carcere di Evin a Teheran in Iran, nonostante fosse in possesso di un regolare visto giornalistico.
“Sono stata fortunatissima a stare lì dentro solo 21 giorni – ha esordito – La mia è stata l’azione più rapida in Iran dagli anni Ottanta: non credevo sarei rimasta lì solo quei giorni”.
Non era la prima volta che, per il suo lavoro, Sala si recava in quello Stato: stavolta l’obiettivo era quello di intervistare una comica detenuta e delle autorità iraniane (tutte interviste preventivamente annunciate, in fase di richiesta del visto).
Tutto regolare, fino a quel 19 dicembre in cui venne prelevata dalla sua stanza di hotel e arrestata, senza la possibilità di telefonare all’ambasciata italiana o a un avvocato iraniano.
“Mi sono stati tolti gli occhiali, perché le lenti avrebbero potuto essere pericolose, dal momento che si possono spezzare: non ci vedevo – ha raccontato – Poi, quando sono arrivati un libro, le lenti e una compagna di cella, ho capito che avrei potuto durare più a lungo lì dentro”.
“Avevo chiesto, come libro, un Corano in inglese, perché pensavo ce lo avessero e non me lo avrebbero negato, ma non me l’hanno dato. Quindi in quella cella di 2 metri per 3 trascorrevo il tempo ripassando le tabelline o leggendo gli ingredienti del pane in busta. Dormivo per terra, senza cuscino o materasso. La luce rimaneva accesa 24 ore al giorno”.
Giornate che prevedevano anche lunghi interrogatori.
“Venivo interrogata tutti i giorni, incappucciata: il giorno prima della liberazione venni interrogata per 10 ore – ha proseguito – La prima volta che mi dissero che sarei stata liberata, non ci credevo. Pensavo mi stessero portando in una loro base militare: poi mi hanno tolto la benda, ho visto un volto italianissimo e ho fatto il sorriso più bello della mia vita. Dopo poche ore ero a Roma”.
“Gli interrogatori erano gestiti da persone colte: si capiva che erano stati in Italia. Una volta mi chiesero quale impasto preferissi per la pizza – ha aggiunto – L’impressione è che volessero tirare fuori un dettaglio per dimostrare che non ero una giornalista, ma una spia, per rendere il mio caso più grave per uno scambio”.
Momenti, quelli vissuti, scanditi dal pensiero di dover stare in cella per molto tempo, visti gli altri casi analoghi del passato.
Fortunatamente Cecilia Sala non ha subito nessuna aggressione fisica, ma ha dimostrato di avere ancora vivo il ricordo dei rumori, “spesso strazianti”, sentiti in quel carcere, tra “vomito e tentativi di farsi male” delle altre detenute.
“Ero sicura di stare dentro molto di più. Sapevo che c’era un conto alla rovescia, ovvero l’insediamento di Trump, che mi spaventava molto. Avevo paura di perdere il controllo dei miei nervi – ha ammesso – C’era qualcosa che non tornava nel mio arresto. Quando esci poi ti porti dietro ‘il senso di colpa dei più fortunati’: c’è un’emotività ulteriore”.
“In quei momenti ho pensato alle cose bellissime che avevo nella mia vita e che avrei riavuto”, ha spiegato la giornalista, ricordando 21 giorni così complessi.
Momenti che hanno lasciato emotivamente qualche strascico, come emerso.
“Non tornerà in Iran, fino a quando ci sarà la Repubblica islamica – ha confessato – Ho dei picchi di euforia e dei momenti di ansia, nuovi, che imparerò a gestire”.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Che tempo che fa, puntata del 19 gennaio 2025 – Nove)
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